Una banina allo Stade de France

Dentro allo Stade de France a guardare la partita mentre fuori c’era l’inferno del terrore. Benedetta Lunghi, 22 anni, di San Colombano, ricorderà per sempre quel viaggio a Parigi che insieme al fidanzato Luca, del milanese, si è concessa dopo aver lavorato per sei mesi ad Expo. E anche quella partita, Francia-Germania, che per caso hanno deciso di andare a vedere venerdì 13.

«Abbiamo deciso di andare a vedere la partita il giorno stesso, in modo casuale – racconta oggi Benedetta, rientrata ieri a San Colombano dopo tre lunghissimi giorni a Parigi -. Allo stadio abbiamo trovato i biglietti senza fatica. Eravamo vicino alla scala D. A quell’ingresso, dopo di noi, si è presentato un ragazzo che ha cercato di scavalcare i tornelli, e per questo è stato inseguito dalla sicurezza. Dopo ci hanno detto che era uno degli attentatori, ma noi non lo sapevamo. Non abbiamo saputo nulla fino a quando siamo usciti dallo stadio». I due giovani, senza Internet sul cellulare e senza comunicazioni ufficiali allo stadio, avevano scambiato i botti delle bombe per petardi, come tutti gli altri spettatori. «Allo stadio siamo entrati super-controllati, come in aeroporto – prosegue Benedetta -. I botti non ci hanno impressionato più di tanto, pensavamo a petardi. Dopo il secondo gol della Francia, quasi alla fine, abbiamo deciso di lasciare lo stadio per evitare la ressa. Quando siamo usciti abbiamo notato che tantissima gente era già uscita, molta più di quanta lo fa di solito, e c’era tantissima polizia a indirizzare la gente, ma non abbiamo capito. È stata la mamma del mio ragazzo a telefonarci e avvisarci di quanto stava accadendo».

E lì è scattata la paura, anche perché i due giovani alloggiavano in un albergo tra il X e l’XI arrondissement, quello colpito. «Non sapevamo cosa fare, non c’erano taxi e tutto sembrava sospeso – continua Benedetta -. In metropolitana abbiamo avuto tanta paura e non sapevamo cosa fare. Ci siamo fermati agli Champs Elysees e per fortuna abbiamo trovato un albergo dove trascorrere la notte. Poi l’indomani abbiamo fatto ritorno al nostro hotel originario, fermandoci alla metropolitana Voltaire, quattro fermate prima della nostra, ancora bloccata». Per Benedetta la prima volta a Parigi è stata drammatica. «Al momento non ci siamo accorti di nulla, ma la città era piena di auto della polizia e di ambulanze – conclude Benedetta -. Era la prima volta a Parigi, e penso che non ci tornerò, anzi per un po’ credo proprio di non andare all’estero. La paura è stata davvero tanta, mi sento fortunata a essere qui a raccontarla».

© RIPRODUZIONE RISERVATA