Massacrato di botte, bruciato vivo e ridotto in fin di vita per una canna da pesca e due retini. È la sconcertante verità che secondo i carabinieri di Lodi sarebbe all’origine della brutale aggressione di venerdì scorso fra Lodi e Montanaso, nei pressi della cava del Belgiardino. La vittima infatti, un 64enne di Pioltello, prima di uscire di casa aveva detto ai familiari di dover recuperare le attrezzature per la pesca che gli erano state rubate pochi giorni prima nel Lodigiano, dove andava sempre a pescare.
L’incontro, poi degenerato nella violenza, secondo l’accusa era con un 45enne di Boffalora, individuato già venerdì sera grazie alle testimonianze di alcuni pescatori, che hanno detto di aver visto nei giorni precedenti il pescatore milanese in compagnia di un’altra persona, di cui hanno fornito la descrizione e forse anche il nome. L’uomo ha negato qualsiasi addebito, ma sabato notte è stato comunque portato in carcere per i gravi indizi raccolti contro di lui. Si tratta di pregiudicato che vive a Boffalora da alcuni anni, L.M., disoccupato: una ventina di anni fa era rimasto coinvolto in una rapina finita in tragedia nel Milanese.
Vittima e aggressore sembra che si conoscessero da tempo. Pescavano insieme nei pressi del Capanno e vicino al ponte vecchio sull’Adda, ma non alla cava Belgiardino dove c’è solo una roggia senza pesci. Non solo: il pensionato (socio dell’associazione pescatori dilettanti) ha difficoltà a camminare e deve essere aiutato quando scende sulle rive dei corsi d’acqua, e proprio il 45enne era uno di quelli che lo aiutava più spesso.
In uno di questi incontri, la settimana scorsa, secondo i carabinieri ci sarebbe stato il furto: dall’auto del pensionato, una Seat Marbella azzurra parcheggiata poco distante dalla riva, spariscono una canna da pesca e due retini. L’uomo pensa subito al 45enne (che se n’era andato poco prima di lui) e il giorno successivo lo chiama e gli chiede spiegazioni. A quel punto viene fissato l’incontro di venerdì, per chiarire la vicenda.
Sulla dinamica dell’aggressione e in particolare dell’incendio i carabinieri mantengono ancora il riserbo, in attesa probabilmente di chiarire meglio i fatti. Sembra comunque che il 64enne sia stato colpito alla testa con il portellone posteriore dell’auto e poi lasciato a terra mentre il mezzo veniva incendiato: nei campi e nelle rogge, scandagliate dai vigili del fuoco, non è stata trovata nessuna tanica di benzina. Quando i soccorritori hanno trovato il ferito, questo era agonizzante e mezzo carbonizzato, ma miracolosamente ancora in vita.
Le indagini si svolgono a tempo di record. I pescatori della zona, come detto, mettono subito i carabinieri sulle tracce di L.M., dicendo di averlo visto insieme al pensionato in quella zona nei giorni precedenti. Così già venerdì sera i militari bussano alla sua porta e trovano la canna e le reti rubate al pensionato. Ma lui nega tutto e dice di non vedere quell’uomo da alcuni giorni. Poi, sabato mattina, un cittadino (lo stesso che intorno alle 14 di venerdì aveva segnalato l’incendio) si presenta in caserma e dice di aver visto venerdì pomeriggio l’auto della vittima seguita a poca distanza da una bicicletta proprio vicino alla cava Belgiardino. Basta un controllo alle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza di Boffalora per scoprire che la bici descritta era proprio quella di L.M. A quel punto i militari tornano nella sua casa per una seconda perquisizione, e questa volta trovano alcuni indumenti sporchi di sangue, subito “spediti” al Ris di Parma per le analisi. Passano poche ore e il sostituto procuratore Daria Monsurrò, che ha coordinato le indagini, firma il decreto di fermo di indiziato di delitto nei suoi confronti: sabato notte, intorno alle tre, il 45enne viene raggiunto di nuovo nella sua casa e portato in carcere. Lui al momento non parla: è accusato di tentato omicidio (con l’aggravante dei futili motivi) e rapina, nei prossimi giorni sarà interrogato. I carabinieri e la procura sono convinti di aver risolto, per lo più in pochissime ore, un fatto di sangue gravissimo che all’inizio aveva tutti i contorni di un vero e proprio “giallo”.
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