100 anni di attualità: don Lorenzo Milani parla agli alunni di oggi

Una riflessione con gli studenti della 1C – Elettronica ed elettrotecnica, IIS A. Cesaris di Casalpusterlengo

Don Lorenzo Milani (Firenze 1923-Barbiana di Vicchio Mugello1967) come tutti i grandi della storia non perde la propria attualità.

Ho quindi pensato di proporre agli alunni delle prime dell’Istituto secondario dove insegno alcune letture dalla celebre Lettera a una professoressa (1967) e la lettura integrale della Lettera ai cappellani militari (1965).

Dalla prima lettera abbiamo scelto insieme alcuni frasi che ci sono sembrate attuali ed a partire da esse vi proponiamo alcune riflessioni (ogni frase è accompagnata dal relativo numero di capitolo e paragrafo che permette di ritrovarla nelle molteplici edizioni dell’opera in stampa oppure on line).

Insegnando imparavo molte cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia. (2.10)

Seppur a distanza di decenni ritrovo nella vitalità ma anche nella fatica della crescita degli alunni che mi sono affidati le stesse difficoltà e la stessa potenzialità di quando era stato il mio turno di crescere. Mi piace insegnare perché imparo ed imparando cresco. Regalando ciò che il tempo della mia vita ormai più lungo mi ha permesso di acquisire ottengo un eco sempre nuovo della stessa sapienza. Ogni alunno è la melodia della vita suonata con un timbro differente, se armonizzati nasce il capolavoro della sinfonia. Questo “sortire” insieme di cui parla don Lorenzo opposto all’avarizia è una bellezza della scuola che – seppur attenta ad ognuno - “sortisce” insieme per costruire la società, la polis cioè l’Italia di domani. Nei volti degli alunni di questo decennio sono evidenti i tratti somatici ereditati da altre regioni del pianeta e tra loro è bello sentirsi a casa, sentir che sono la mia patria perché i viaggi delle nostre vite si sono incontrati in questo tratto dell’oceano padano su cui appoggiamo i piedi sciolti in nuovi passi. A differenza degli alberi noi abbiamo gambe per camminare e non radici. A voi la parola cari ragazzi. (Don Marco)

1. Meglio passar da pazzi che essere strumento di razzismo. (3.9)

Questa frase mi fa riflettere su due cose:

- è meglio passare per pazzi che seguire tutti. Perché quando altri fanno qualcosa che non è giusto e non li segui magari ti prendono per pazzo.

- inoltre tutto è meglio di essere razzisti perché odiare un’etnia solo per il colore della pelle oppure per ragioni insensate non ha senso. (Daniele F.)

Questa frase vuol convincere che noi siamo tutti eguali e che non bisogna discriminare persone che hanno qualcosa di diverso che sia la lingua, il colore della pelle o la cultura. Per don Lorenzo è meglio diventare pazzo che razzista. (Frenkly G.)

2. Un professore che conosco si fa vedere con la Gazzetta dello Sport in tasca. Sono uomini pieni di comprensione per le esigenze dei giovani. Del resto è comodo accettare il mondo così com’è. Un insegnante con la Gazzetta in tasca s’intende bene con un babbo operaio con la Gazzetta in tasca, per parlare d’un figliolo col pallone sotto braccio o d’una figliola che sta un’ora dal parrucchiere. (8.12)

Questa frase offre un significato molto profondo purtroppo non compreso in alcune parti del mondo. La frase ci sta dicendo che sia maschio sia femmina sotto la maggior parte dei punti di vista sono uguali e non bisogna discriminare maschio e femmina. Sento parlare molto di questa faccenda e ritengo che tutti dovrebbero capire che le donne molte volte possono essere migliori degli uomini. So che con questo commento non posso cambiare il mondo eppure voglio che questa faccenda cambi davvero perché non mi piace affatto. Chi toglie o diminuisce i diritti alle donne dovrebbe fare la stessa esperienza per comprenderne la gravità. (Beatrice D.)

3. Agli svogliati basta dargli uno scopo. (13)

Una persona svogliata nella vita non ha obiettivi e nemmeno scopi da raggiungere. Compito delle persone che gli stanno vicino è aiutarlo a trovarne uno e soprattutto incitarlo e supportarlo se non trova la motivazione oppure incontra difficoltà a raggiungere il suo obiettivo (Alessandro P.)

Alcune volte le persone giudicano altre perché non hanno voglia di fare niente; è normale che senza uno scopo preciso non si abbia voglia di fare una certa cosa. Per esempio: una persona che non desidera niente di valore sicuramente non é invogliato a lavorare duramente perché non ha degli obbiettivi da raggiungere. (Simone V.)

Le persone tendono a svolgere qualcosa quando le interessa. La scuola a molti ragazzi non piace, per i compiti o la fatica di studiare ma si devono fare! Quando l’unica ragione è il timore ai ragazzi passa la voglia di studiare, al contrario se trovi professori che coinvolgono, tutto diventa più gentile, persino i compiti o lo studio si fanno con più piacere. (Paola S.)

Questa frase fa pensare molto. Don Milani vuole dire che ad una persona scoraggiata e svogliata basta dargli un obiettivo. Per esempio se un bambino non studia perché non riesce o perché non ha voglia basta mettergli un obiettivo, per esempio un giocattolo che gli piace, in modo da stimolarlo e per fargli riuscire a passare l’anno scolastico e per fargli guadagnare, anche facendo fatica, qualcosa che desidera. (Samuele G.)

Ho scelto questa frase perché credo sia importante avere uno scopo nella vita. Può tornare utile in futuro, soprattutto per noi ragazzi soprattutto per chi non ha voglia di fare niente nella propria vita. Avere uno scopo nella vita può essere una soluzione per evitare di “farsi mettere i piedi in testa”, ossia non farsi sfruttare, ma bensì sapersela cavare da soli. (Alessandro M.)

Chi non ha voglia di fare qualcosa o lo fa senza interesse bisogna farlo ragionare su cosa voglia davvero. Avere uno scopo importante significa lasciar perdere le cose inutili, le cose che ti fanno solo perdere altro tempo, significa spingere, focalizzarsi e impegnarsi come non si è mai fatto per fare quella cosa. In futuro sarà tutto più semplice se prima le cose sono fatte bene. (Lorenzo P.)

4. Cercasi un fine. Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null’altro che d’essere uomo. Cioè che vada bene per credenti e atei. Io lo conosco. Il priore me l’ha imposto fin da quando avevo 11 anni e ne ringrazio Dio. Ho risparmiato tanto tempo. Ho saputo minuto per minuto perché studiavo. (19.3)

Cercarsi un fine non deve essere imposto da altre persone. Bisogna sapere perché si sta studiando, per un lavoro che ami, non ha senso fare qualcosa che non si ama, non devi farti intimorire dal giudizio di altri, se è questo che ti piace fare nessuno ha il potere di farti cambiare strada. (Pietro B.)

5. Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o col sindacato o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più il tempo delle elemosine, ma delle scelte. (19.4)

Ho scelto questa perché, come la parabola del buon samaritano, dice che dobbiamo agire con decisione e non solo con due spiccioli. Bisogna agire con il cuore e con la testa, e con un pò di impegno (Davide G.)

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