Chiesa
Martedì 24 Maggio 2011
Fuci nazionale: un incarico per una lodigiana
Sofia Bianchi vice presidente della Federazione universitari cattolici italiani
n Prestigioso incarico per una studentessa lodigiana. Sofia Bianchi, 23 anni, della parrocchia di San Lorenzo in Lodi, è stata eletta vice presidente nazionale della Fuci, Federazione universitari cattolici italiani.
Sofia frequenta il quinto anno di Filosofia all’Università degli Studi di Trento, città in cui si era trasferita dopo la laurea triennale (sempre in filosofia) che aveva conseguito a Milano all’Università Vita e Salute San Raffaele. Dopo la nomina avvenuta al termine del convegno nazionale Fuci, ci ha concesso un’intervista che qui pubblichiamo.
Quando è avvenuta la prestigiosa elezione e poi quanto dura il mandato?
«L’elezione a vice presidente nazionale della Fuci è avvenuta al termine dei lavori del Convegno sui 150 anni dell’Unità d’Italia, tenutosi dal 12 al 15 maggio a Reggio Calabria. “150 e non sentirli. Eredità e prospettive dell’Italia che cambia” è il titolo scelto per questo appuntamento dove più di 200 studenti universitari provenienti da tutta Italia hanno ascoltato personalità del calibro di Giovanni Maria Flick, Antonino Spadaro e Giorgio Campanini, Nando Pagnoncelli e Genevieve Makaping. Un segno di unità, di appartenenza, ma soprattutto una presenza, la nostra a Reggio Calabria, che dimostra la voglia di impegnarci, di riflettere, di sperare, il nostro desiderio di essere all’altezza e di contribuire alla costruzione di un Paese migliore. È all’interno di questo clima di ricerca, di approfondimento, ma anche di amicizia e di scambio fraterno, che ho avuto la fortuna di essere eletta vice presidentessa nazionale della Fuci; un incarico che mi impegnerà per i prossimi due anni e per il quale dovrò trasferirmi a Roma. Una responsabilità che ho accettato con timore, ma anche con molta gratitudine, un “si” pronunciato nella logica del servizio».
Vice presidente della Fuci, quale sarà il suo impegno a Roma?
«Ancora non so quali saranno i miei compiti specifici all’interno del gruppo di presidenza nazionale, ciò che posso dire è che il mio primo impegno sarà quello di imparare a vivere e collaborare con le altre 6 persone con cui ho la fortuna di condividere questa esperienza. Il gruppo di presidenza si occupa del coordinamento delle attività della Federazione, dell’organizzazione degli eventi nazionali nelle diverse città d’Italia, ma anche delle collaborazioni con altre realtà associative; e poi c’è la rivista: “Ricerca” e ci sono, cosa più importante, i quasi 50 gruppi sparsi per tutta l’Italia, da Trento a Ragusa. Insomma il lavoro non manca, ma lo stile di condivisione delle difficoltà e dei successi, la collegialità nelle scelte e il vero lavoro di squadra sono elementi preziosi che la Fuci t’insegna, che rendono il carico più sopportabile e che costituiscono una ricchezza per la propria crescita personale».
Essere “studenti della Fuci”: che cosa significa?
«Siamo studenti delle diverse regioni d’Italia, ognuna con le sue particolarità, uniti nella consapevolezza di ciò che ci accomuna: il nostro sentirci cittadini italiani, con coscienza europea, responsabili di ciò che accade intorno a noi e l’ appartenenza piena alla realtà ecclesiale, che viviamo secondo il nostro carisma: sintesi tra uno studio appassionato che esige profondità di fronte alla complessità del reale e una fede realmente vissuta nel quotidiano, esercizio di educazione della coscienza alla libertà e alla responsabilità. Un laboratorio di laicità intesa come ricchezza per la vita della Chiesa e come fondamento imprescindibile sopra il quale è stato costruito il nostro Paese. Operiamo a fianco dei sacerdoti, dei nostri assistenti ecclesiali, secondo lo stile della mediazione tra fede e cultura, tra studio e approfondimento spirituale, azione e contemplazione».
Siete impegnati soprattutto nell’ambiente universitario dunque?
«Il luogo privilegiato in cui operiamo è sicuramente l’Università, intesa come spazio di formazione integrale e responsabile della persona, sede di confronto e di crescita, di maturazione di una coscienza critica. Per noi il periodo universitario è un periodo di straordinaria importanza e quindi di augusta bellezza: è in esso che si mostra l’uomo, nel concetto autentico del nostro umanesimo di forma»
Cosa bolle in pentola nella Fuci, ci sono già proposte di lavoro?
«Nei due giorni conclusivi del Convegno, durante l’assemblea federale, che rappresenta il cuore pulsante della vocazione democratica della Fuci, sono state discusse e approvate ben dieci mozioni d’indirizzo, proposte da diversi studenti o gruppi, che chiedono alla Federazione riflessioni e approfondimenti su diversi temi differenti tra di loro, ma tutti legati ad una particolare urgenza della nostra società, della nostra vita politica, e della nostra vita ecclesiale. I nuovi italiani, il nuovo assetto demografico che assumerà l’Italia nei prossimi anni, l’accoglienza, l’ecumenismo, la giustizia e le problematiche legate alle politiche giovanili: al ruolo dei giovani e al loro dialogo con il mondo politico. Questi sono solo alcuni dei temi che sono stati presentati e di cui si parlerà l’anni prossimo. Diceva Paolo VI: “Vi sono giovani che hanno profonda nell’anima la sensibilità del loro tempo. Essi sentono che questo nostro tempo deve essere amato con una potenza d’animo straordinaria; deve essere penetrato nella sua indole, nei suoi bisogni nelle sue risorse”. Questa è la prospettiva comune in cui ci muoviamo, noi vogliamo provare ad essere questi giovani, amanti e custodi del nostro tempo, inseriti nelle sue contraddizioni, ma ristorati e confortati da uno sguardo profetico che impariamo dalle parole e dall’esempio di chi ci ha preceduto».
Università e poi lavoro, quali prospettive per i giovani?
«I tempi non sono buoni per noi studenti universitari, laureandi e laureati, una categoria che crea consenso, ma sulla quale sembra troppo rischioso scommettere. Ma la Fuci t’insegna a non disperare, a non rinchiudersi nell’indifferenza. Nonostante il progetto fatto sull’Università italiana, e di conseguenza sul mondo del lavoro manchi, a mio avviso, di lungimiranza, credo che la competenza, la mitezza, l’impegno serio e costante, la capacità di collaborazione e soprattutto la passione per la ricerca e per la profondità che l’esperienza della Fuci è in grado di trasmettere, possano fare la differenza non solo tra le aule delle università, ma anche nel mondo del lavoro»
Giacinto Bosoni
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