I giovani, una «generazione rapinata»

Per i “Lunedì del Meic” un incontro con Alessandro Rosina

L’Italia, si sa, non è un Paese per giovani: le vecchie generazioni impediscono alle nuove di raggiungere posizioni di comando, tenendo per sè potere e autonomia. Ma è ancora possibile invertire il senso di marcia e ridare alle generazioni più giovani motivi e strumenti per immaginare un futuro diverso? È la domanda al centro della serata promossa dal Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) alle ore 21.00 di lunedì 27 febbraio, sesto appuntamento con il ciclo di incontri pubblici “In dialogo con il nostro tempo”. Questa volta l’aula magna del liceo Verri ospiterà Alessandro Rosina, professore associato all’Università Cattolica di Milano, dove insegna demografia e population dynamics. Caporedattore della rivista “Popolazione e Storia”, collaboratore del sito Lavoce.info, Rosina ha al suo attivo molte pubblicazioni su temi riguardanti l’entrata nella vita adulta, la formazione della famiglia, le differenze di genere e la paternità. La serata prenderà spunto dal suo libro più noto, scritto con la giornalista Elisabetta Ambrosi (Non è un paese per giovani, Marsilio 2009), un’analisi lucida e acuta della società di oggi a partire dalla questione, forse centrale, se non sia giunta l’ora di riequilibrare le opportunità fra le generazioni, fra gli anziani e le “nuove leve”. I trentenni di oggi rappresentano per Rosina la «generazione rapinata, un’immagine - scrive nell’incipit del libro - che ben sintetizza la condizione di chi è giovane nel nostro Paese. E ben rappresenta anche il senso di colpa che dovrebbe disturbare il sonno di chi appartiene alla generazione degli attuali sessantenni. Le loro responsabilità sono molte e chiaramente individuabili. C’è poco da salvare della loro azione pubblica. Ci si ricorderà di loro come di una generazione abile a farsi classe dirigente, spietata nel difendere le proprie posizioni di potere, incurante del bene comune e della crescita dell’Italia». Durante la serata, Rosina tornerà spesso su questi temi, cercando di capire assieme al pubblico del Meic come costruire un futuro in cui gli over trenta non siano più considerati alla stregua di “sub-adulti”, in cui i genitori non siano gli unici ammortizzatori sociali e in cui i giovani non siano costretti, come accade oggi, «a rivedere progressivamente al ribasso le proprie aspettative nel percorso di transizione alla vita adulta». Un futuro utopico vista la situazione attuale, ma che potrà forse essere raggiunto a patto che i giovani ritrovino «l’audacia di lottare senza timori reverenziali, il creativo coraggio di riattivare un conflitto generatore di cambiamento, la lucida determinazione di rompere una volta per tutte la lunga tregua generazionale, che blocca in un abbraccio soffocante le energie più vigorose del nostro Paese».

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