L’evento dell’annuncio del nuovo Vescovo mi ha rimandato al giorno della pubblicazione della nomina di Mons. Merisi. Nel giro di un’ora il nuovo Vescovo era già a Lodi: eravamo andati ad attenderlo al casello autostradale don Bassiano Uggé e il sottoscritto.
Quando ci ha visto ha pensato che fossimo due inviati a fargli da battistrada e si è meravigliato d’avere davanti invece il Segretario Vescovile e il Vicario Generale: la stazza di noi due era in verità un po’ sproporzionata alla sua. Ma ha subito incominciato a guardarci con simpatia e a seguire con interesse il nostro arrabattarci per la preparazione dell’ingresso. Era visibilmente contento di essere destinato a Lodi e di investire per questa Chiesa le sue inesauribili energie. Sono passati quasi nove anni in un soffio e sono stati anni intensi per noi, ma soprattutto per lui.
Non mancheranno le occasioni per far sentire la riconoscenza corale, ma sento il dovere di non tacere da subito il sentimento della riconoscenza. In un anniversario mi sono permesso di mettere in bocca questo sentimento ad alcuni santi, a lui e a noi, cari.
Anzitutto San Carlo nella cui festività Mons. Merisi è stato ordinato: gli ha portato in dono un po’ dello zelo e tenacia con cui ha impresso nella Chiesa del suo tempo la fisionomia esteriore e interiore dettata dal Concilio della sua epoca; egli che non si è risparmiato guarda con compiacenza e con una certa invidia questo nostro intrepido pastore costantemente in viaggio per appuntamenti in diocesi e fuori e sembra dire: “Non riesco a stargli dietro; e sì che io sono San Carlo e ne ho viste di comunità!”.
E poi anche Sant’Ambrogio padre della Chiesa di Milano che ha dotato il nostro Vescovo - un figlio della sua Chiesa - della sua arte di trattare con umili e potenti, di tenere distinto con chiarezza ciò che è ecclesiale da ciò che è civile in nome della sana laicità, di saper rappresentare la Chiesa nell’insieme delle sue componenti di fronte al mondo, di mediare con estenuante pazienza fra le varie istanze dentro e fuori la Chiesa, di essere perno sicuro dell’unità ecclesiale. Anche lui sorride al nostro Vescovo e gli assicura la stessa confidenza riservata all’amico San Bassiano.
E infine anche il nostro Patrono, che riposa nell’arca a lui destinata dalla devozione dei secoli, felice di avere rivisto, proprio per iniziativa del Vescovo Merisi, paesi e comunità in festa, dove la fede, anche per il suo costante interessamento dal cielo, rimane desta. È sereno il nostro san Bassiano, perché il suo successore ce l’ha messa tutta per essere vera immagine del buon Pastore e per coltivare con diligenza la vigna che per primo il Santo ha dissodato.
Al di là di queste fantasie, per chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di vivere a fianco di Mons. Merisi è naturale riconoscere la gioia di questa esperienza. Se fatica è esistita è stato per il ministero, non per la fraternità, che semmai ha reso anche il carico più leggero; avvertivo quasi un monito costante a non disperdere le migliori energie nelle immancabili difficoltà interne alla comunità, ma a investire piuttosto l’ardore della fede e della carità nel raggiungere tutti e nel cogliere tutte le occasioni che ancora ci sono offerte in questa direzione. E ho visto nel Vescovo la fortezza della guida che anche nelle situazioni più spinose affrontava con coraggio le prove e i soggetti interessati.
Sono tanti i motivi di cui fare tesoro da questa esperienza di collaborazione: la relazione come contatto significativo di incontro con le persone e le loro comunità; la fiducia che alimenta uno stile di dialogo e non si rassegna a nessuna forma di pessimismo; la collaborazione responsabile a tutti i livelli, sia ecclesiali che istituzionali; la testimonianza di una vita incessantemente dedicata a questa Chiesa e al suo bene; il coraggio di scelte attente alle persone, ma con la fermezza sufficiente al governo di una diocesi; una simpatia cordiale per il tempo in cui ci è dato di vivere, ma anche uno sguardo disincantato e sperimentato sulle contraddizioni del mondo a cui apparteniamo. E non ultima la passione per la partecipazione attiva dei laici alla vita della Chiesa e all’animazione dei suoi organismi e delle diverse Associazioni; la cura dell’aspetto organizzativo e dell’assetto organico a livello ecclesiale, ha assicurato quella rete che molto ha giovato alla riuscita di alcuni eventi ecclesiali in questi anni.
Solo qualche accenno per motivare un “grazie” che viene spontaneo nella commozione che vela il tempo del congedo.
Ora ci disponiamo a un’altra tappa, in cui ci accompagnerà un’altra guida. Per chi crede il vescovo non è semplicemente una figura autorevole o un perno importante dell’ingranaggio ecclesiale; è il successore degli apostoli che ri-presenta il Signore; il rapporto con lui chiama in causa l’autenticità del vissuto di fede.
Per questo l’attesa comporta il debito di una preghiera: riconoscente per il Vescovo Giuseppe, di intercessione per il Vescovo Maurizio. All’uno e all’altro ci ha legati lo Spirito di Dio.
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