Il rito del faro a San Giuliano: «Se non facciamo bruciare l’amore
chi è intorno a noi muore di freddo»

Simboleggiato il sacrificio del martire Giuliano avvenuto intorno al 304

«Oggi bruciamo questo pallone per celebrare la gloria di Dio nel mondo perché ricordatevi, se smettete di far bruciare l’amore, gli altri intorno a voi muoiono di freddo».

Con queste parole monsignor Luca Raimondi ha iniziato la solenne celebrazione eucaristica con il tradizionale rito del faro. In occasione della festa patronale di San Giuliano, nella quale si ricordano le gesta del martire, il vescovo della diocesi Raimondi, insieme al parroco don Luca Violoni e al vicario don Alessandro Asa, hanno celebrato la santa Messa delle ore 10.30 accolti da moltissimi fedeli. Un pallone di bambagia di colore rosso, con un’anima metallica, è stato ancorato al soffitto della Chiesa e all’inizio della celebrazione è stato incendiato da tre candele. Questo rito ambrosiano simboleggia il sacrificio del martire Giuliano martirizzato attorno al 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, assieme alla sposa Basilissa. Tra le panche di fronte all’altare erano presenti anche diverse personalità dell’amministrazione comunale come l’assessore all’educazione e allo sport Maria Grazia Ravara, l’assessore alla sicurezza Daniele Castelgrande, l’assessore ai lavori pubblici Andrea Garbellini e il presidente del consiglio comunale Antonio Tenisi. Al loro fianco il tenente Aldo Leone della tenenza dei Carabinieri di San Giuliano, l’associazione nazionale dei Carabinieri in congedo e i principali referenti di croce Bianca, Avis, Auser e gli alpini.

Il vescovo Raimondi, nella sua omelia, ha accompagnato i tanti fedeli presenti in una riflessione sul significato della parola “martirio” inteso come testimone: «Dobbiamo imparare da San Giuliano martire per essere dei veri cristiani, perché non basta essere credenti ma occorre essere credibili - ha detto - . Dobbiamo imparare a liberarci da ogni egoismo perché il cristianesimo è l’imitazione di Cristo che ha dato la sua vita per noi».

Così, come il martire Giuliano ha imitato Gesù perdendo la vita per testimoniare la propria fede, monsignor Raimondi incoraggia i fedeli della parrocchia ad essere costantemente testimoni di fede anche di fronte ai fatti che accadono nel mondo, come in India, dove un gruppo di fondamentalisti indù ha dato fuoco ad una chiesa durante il giorno dell’Epifania. «Il martire dona la propria vita per la fede e il vero cristiano crede nella vita eterna e nel paradiso, per stare in comunione con Dio anche dopo la morte», ha concluso Raimondi che ha raccontato inoltre alla comunità di aver passato le festività natalizie nelle carceri di Bollate e Busto Arsizio al fianco dei detenuti. Si sono chiuse così le celebrazioni delle festività natalizie nella parrocchia di San Giuliano martire, nella domenica in cui si è celebrato anche il Battesimo di Gesù.

© RIPRODUZIONE RISERVATA