
Chiesa
Lunedì 30 Settembre 2013
La Chiesa e la fede dei migranti:
sulle orme del beato Scalabrini
Le comunità ecclesiali
lombarde ribadiscono
la propria vicinanza
ai fratelli che sono venuti ad abitare tra noi
È oramai tradizione consolidata che la prima domenica di ottobre le diocesi lombarde, tramite i rispettivi uffici pastorali Migrantes, organizzino il pellegrinaggio regionale di tutti i migranti che vivono nelle nostra Regione e nelle dieci Diocesi presenti in Lombardia. Tale pellegrinaggio ha come meta, in maniera alternata, il Santuario mariano di Caravaggio e una Diocesi che a turno ospita l’avvenimento.
Quest’anno, in via eccezionale, il pellegrinaggio sconfina dalla Lombardia alla vicina Emilia Romagna. Infatti meta dell’incontro è la città di Piacenza. Il motivo di questa scelta è semplice: si è voluto rendere omaggio al beato Giovanni Battista Scalabrini che dell’annuncio del Vangelo ai fratelli migranti fu antesignano, apostolo e profeta. Monsignor Scalabrini nacque nel 1839 a Fino Mornasco in diocesi di Como, venne ordinato sacerdote il 30 maggio 1863, fu eletto Vescovo di Piacenza nel 1875, e fondò nel 1887 la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo, conosciuti come Scalabriniani, per la cura degli emigrati italiani. Morì il primo giugno 1905 a Piacenza. È stato proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997.
L’omaggio al vescovo Scalabrini è diventato ancor più urgente dopo la profanazione, avvenuta qualche mese fa, dell’urna contenente le sue spoglie mortali all’interno della cattedrale di Piacenza: il pellegrinaggio regionale dei migranti della Lombardia vuole essere anche un atto di riparazione dovuto ad un gesto sacrilego.
Il titolo di questa iniziativa annuale scelto per il 2013 è il seguente : “La fede dei migranti speranza per la Chiesa. Sulle orme del beato Scalabrini”. Lo slogan indica i motivi e le sottolineature che le diocesi lombarde hanno voluto dare al pellegrinaggio di quest’anno.
Innanzitutto il riferimento all’anno della fede che ancora stiamo vivendo. I migranti, insieme alla loro storia, alle loro sofferenze e alle scelte spesso dolorose del dover lasciare la loro terra, portano la loro fede, il loro sentire religioso, il loro affidamento fiducioso verso quel Dio Padre che certamente non potrà abbandonarli nel loro viaggio e nella loro vita nella terra dove andranno a stabilirsi. La fede è patrimonio prezioso da non perdere, bensì da coltivare e da incarnare nella nuova realtà dove si è inseriti.
Ecco perché la fede dei fratelli che migrano e vengono ad abitare in mezzo a noi diventa speranza per la Chiesa. Tutta la Chiesa si sente da sempre in cammino. Tutti siamo dei “migranti” che insieme guardano verso l’unica direzione che è la Casa del Padre. Il nostro camminare non avrebbe senso senza la virtù della speranza che, come direbbe Péguy, tiene per mano la fede e la carità. Questa virtù riceve nuova linfa ed è arricchita dalla vita di tanti fratelli e sorelle migranti che camminano con noi e incarnano con la loro presenza quella speranza di cui spesso tanti cristiani dei nostri giorni sono carenti.
Un terzo motivo che spinge a ribadire l’impegno delle nostre chiese lombarde sul versante della pastorale della mobilità umana è la frase del beato Scalabrini apposta in calce al programma della giornata: «…dove la gente lavora e soffre lì c’è la Chiesa».
La Chiesa non può essere assente, non può eludere l’incontro con il fratello migrante. Il fenomeno migratorio è senza dubbio uno dei “segni” più eclatanti e provocatori per l’annuncio del Vangelo nel nostro contesto e in quest’epoca. Certo i problemi legati al mondo dell’immigrazione sono tanti e non di facile soluzione, ma, come ha ribadito il nostro vescovo nella recente Lettera pastorale, senza volerci sostituire alle istituzioni cui compete l’elaborazione di buone politiche per gli immigrati, la Chiesa deve essere presente e rendere presente il volto di Gesù buon pastore che ha cura di tutte le sue pecorelle, anche di quelle sporche, affamate, tristi e sofferenti che arrivano dagli angoli più disparati della terra e bussano alla porta del nostro cuore.
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