«La Pentecoste conferma
che la spiritualità non è un’illusione, ma vocazione che spinge verso l’Alto»

CHIESA In cattedrale la Veglia presieduta dal vescovo Maurizio con la preghiera per la pace nel mondo

Tutta la diocesi, sabato sera in cattedrale, ha rinnovato l’impegno di preghiera per la pace con la veglia di Pentecoste presieduta dal vescovo di Lodi Maurizio Malvestiti. Ad animare il momento di preghiera l’Ufficio liturgico diocesano con il direttore don Anselmo Morandi e la consulta delle aggregazioni laicali con l’assistente ecclesiastico don Vincenzo Giavazzi. «La Pentecoste conferma che la spiritualità non è illusione – ha spiegato il vescovo Maurizio - ma vocazione, che sospinge verso l’Alto e perciò verso la misericordia e l’indulgenza da chiedere al Crocifisso Risorto in comunione con Maria e i Santi Apostoli. Sono doni da accogliere in abbondanza nell’anno giubilare e da condividere per edificare la pace, che supplichiamo Dio di concederci fermando ogni guerra per raccogliere le lacrime degli innocenti, dei piccoli e dei poveri, dei giovani e santificarle a comune salvezza».

E il presule ha aggiunto: «Non attardiamoci nella condizione descritta dal libro della Genesi: chi è autoreferenziale si prepari alla confusione, alla divisione e alla dispersione. La nostra condizione creaturale è divenuta invece filiale per benevolenza divina impegnandoci nell’inderogabile responsabilità di ricomporre, custodire, garantire unità e pace per esserne educatori con la testimonianza della vita». E nella speranza siamo stati salvati. «È certezza di fede – ha sottolineato monsignor Malvestiti - che non ci esime dal condividere il gemito della creazione e della famiglia umana, delle religioni e delle culture, delle generazioni, coi poveri e gli ultimi, avvicinandoli quali operatori di educazione, di consolazione e di pace come ci vuole lo Spirito del Signore insegnandoci a pregare affinché non si smarrisca mai tra noi il pensiero di Cristo». Il vescovo ha ricordato poi che tre anni orsono, proprio nella veglia di Pentecoste, è stato firmato il Libro sinodale, facendo propria l’espressione del primo sinodo di Gerusalemme: “Io Spirito Santo e noi”.

«Rimaniamo fedeli – ha sottolineato il vescovo Maurizio- a questo santo proposito. Il Paraclito abbonderà in genialità, interiorità, solidarietà se è viva l’attesa del ritorno glorioso del Signore». E ha aggiunto: «Vivere come se Dio non ci fosse è tentazione e rovina antica e purtroppo sempre attuale. Disponiamoci perciò alla testimonianza che ci libera da questo pericolo. È evangelica la testimonianza quando non disgiunge la ricerca della trascendenza e l’impegno nella storia. Sarà sorprendente la fecondità dello Spirito che accompagnerà l’adesione alla volontà di Dio, l’apprezzamento della bellezza quale fonte di gioia comune...».

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