La preghiera e il sostegno del vescovo per i maturandi

Domenica sera in San Filippo l’incontro con monsignor Malvestiti

La preghiera e il sostegno del vescovo Maurizio per i ragazzi e le ragazze che a breve affronteranno l’esame di maturità. Domenica sera monsignor Malvestiti ha incontrato nella chiesa di San Filippo i giovani delle quinte superiori. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio per la pastorale giovanile diretto da don Enrico Bastia, è iniziata con un aperitivo nel giardino della Casa vescovile, un momento di convivialità seguito dall’incontro nella chiesa di San Filippo, dove monsignor Malvestiti ha invocato lo Spirito Santo e ha benedetto i maturandi. Ai partecipanti è stata consegnata una penna con il logo dell’appuntamento, alla sua prima edizione, con la quale i ragazzi hanno firmato un album con il proprio nome. Il vescovo Maurizio avrà così la possibilità nel periodo degli esami di ricordare i giovani uno per uno, anche se ha assicurato il ricordo speciale e la preghiera per tutti i maturandi della diocesi.

Nella solennità dell’Ascensione, «mistero pasquale che fiorisce nel cuore dei credenti, ma anche dei dubbiosi», il vescovo Maurizio ha toccato il tema dell’universalità, «esplicita nel testo odierno (Mc 16,15-20): “andate in tutto il mondo”, con quel perentorio: “chi crederà sarà salvo e chi non crederà sarà condannato”. Forse siamo istintivamente urtati da queste parole - ha detto il presule -: dov’è la libertà, qualcuno può domandare sentendo una sorta di minaccia? Non un Dio della condanna è quello cristiano. È impossibile sostenerlo: ma certamente non è il Dio delle mezze misure. La misura è Cristo». «La comunità che per prima accolse il Vangelo e attorno a Marco, interprete di Pietro - ha continuato il vescovo Maurizio -, elaborò questo testo intendeva comunicare tutto il convincimento circa l’insuperabile risposta ricevuta nell’amore fino alla croce e risurrezione, amore che ha vinto corruzione e morte. La condanna è in sé, non comminata da Dio, è in sé ossia nel non senso che ogni altra alternativa tentasse di vantare». «Ieri ho ascoltato un poeta (Rondoni) componente del comitato per gli 800 anni della morte di San Francesco (+1226) - ha proseguito monsignor Malvestiti - e mi ha colpito una sua espressione: “Se si sbagliano le parole si sbaglia la vita”. Noi siamo “desiderio”: siamo attratti dal cielo e dalle stelle. E chiamati a dare “forma” a quel desiderio tutto nostro sul modello insuperabile che è Cristo. Sulla sua misura lo Spirito dà forma in noi alla nuova umanità: quella che comprende come tutti e tutto siano solo “segno” del Creatore e Padre. Nulla è nostro e nemmeno noi ci apparteniamo: se aspiriamo a Cristo ogni altra cosa ci sarà data con Lui. E capiremo la vita col suo amore e il suo dolore: ciò che non si misura esiste comunque. La realtà è segno del Dio Creatore. Qui sta la differenza tra amore e possesso. Amare ciò che in realtà non possediamo è veramente da cristiani liberi in perfetta essenzialità. Vorrei scongiurare che i maturandi siano nella loro esistenza una parola sbagliata: abbiamo bisogno che siano un vera parola di speranza».

I giovani hanno il fiuto di cogliere la strada del futuro, da qui la necessità di «camminare con loro, insegnare loro e imparare da loro e, insieme contribuire al bene comune. Insieme. Credenti, dubbiosi con ogni altra categoria: basta essere uomini e donne in cerca di autenticità per una umanità di concordia e pace», ha concluso il vescovo Maurizio

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