LODI La visita del vescovo Maurizio in carcere: «Nella vita ci si può smarrire, la Chiesa pensa a voi e vi ricorda»

La celebrazione presieduta da monsignor Malvestiti alla casa circondariale in vista della Pasqua

Nei santi segni di Cristo ci è data la certezza che saremo perdonati come fratelli e sorelle tutti. Dalla casa circondariale di via Cagnola il vescovo Maurizio ha rivolto ai detenuti e al personale, con la direttrice Annalaura Confuorto, l’invito ad essere comunità, rispettando la storia di ciascuno. «La Chiesa di Lodi pensa a voi, e vi ricorda - ha detto monsignor Malvestiti, presiedendo la Santa Messa in imminenza delle festività pasquali, concelebrata dal cappellano del carcere don Maurizio Bizzoni -. Nella vita tutti si possono smarrire, ma c’è sempre qualcuno che vuole recuperarci. Gesù, con tutta la sua vita, ha voluto fare questa precisazione. Egli amava stare nel tempio, eppure vi uscì. Non è un dettaglio, perché nel tempio uomini e donne venivano recuperati dallo smarrimento». Il tempio visibile è un segno importante, ma è solo un segno. È stato superato da un tempio invisibile, vero ed indistruttibile, che è Cristo nel suo corpo. «Egli disse “distruggete questo tempio, e io in tre giorni lo riedificherò” - ha detto il vescovo -. Parlava del tempio del suo corpo. Hanno tentato di distruggere questo tempio spirituale nella passione ma Dio lo ha riedificato con la resurrezione. Se va distrutto il tempio visibile, non è sconfitto Dio, non è distrutto Dio, abbiamo solo una prova dei nostri tentativi umani di sostituirlo, mentre lui è insostituibile».Nel tempio si va umili, si incontra Cristo con umiltà, lui ci perdona e mai condanna: «Sentirsi superiori è la più grande delle sciagure. Senza il Figlio di Dio non c’è perdono, non c’è misericordia, non c’è comunione. Non c’è Dio che tenga se a rivelarlo non è il Cristo suo Figlio, da lui inviato». In questa casa, ha concluso il vescovo, «viene a voi in questa Messa Cristo, che è tempio invisibile ed indistruttibile». Viene non per giudicare, ma per salvare: «I fili per ricomporre la nostra vita sono la pazienza attiva che ritorna ogni mattina ed ogni sera, pensando alle persone più care, alla nostra vita, e con la preghiera desiderare la verità, la libertà, la giustizia, la solidarietà. Cristo ci capisce, capisce se nell’intimo del cuore abbiamo un reale desiderio di ripartenza. Se c’è amore autentico risorgiamo da ogni caduta». Al termine della celebrazione, dopo il saluto della direttrice Confuorto, un particolare encomio è stato assegnato a un detenuto modello, un meritato applauso è stato tributato a un altro, che ha dato lettura di una poesia di Pablo Neruda.

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