Messa crismale, un’occasione per guardare a unità e fede

La celebrazione presieduta dal vescovo in cattedrale con i sacerdoti della diocesi

Lodi

L’appuntamento giubilare dedicato a presbiteri e diaconi arriva, in modo opportuno, proprio nel Giovedì Santo della Messa Crismale, in cui i sacerdoti sono chiamati a rinnovare le promesse recitate, con voce tremante resa dalla fede, nel giorno della propria Ordinazione.

A celebrare la liturgia, ieri mattina in cattedrale, è stato il vescovo Maurizio, accompagnato dal vescovo emerito Giuseppe Merisi, dal vicario generale monsignor Bassiano Uggè, e da tutti i sacerdoti della diocesi di Lodi.

Una “sosta giubilare” all’insegna della speranza, un annuncio contagioso che si concretizza nella Pasqua imminente. Il vescovo Maurizio ha chiamato i confratelli a configurarsi al vero sacerdote, maestro e pastore che è Cristo: «Mai si lasci confondere, il prete, nel parlare e nel pensare. Non si lasci ingannare: è chiamato da Dio e non sarà mai abbandonato, è chiamato da Dio ad essere segno e dispensatore di quella speranza che non delude - ha detto -. Aderiamo con amore alla fede che è sostanza delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono».

Il vescovo ha quindi invitato a guardare a due indimenticabili esempi di vocazione sacerdotale: «Vent’anni fa, ci lasciava san Giovanni Paolo II, e proprio in questi giorni veniva eletto Benedetto XVI: del primo ci resta l’abbraccio missionario globale, del secondo la profondità del pensiero. Ci hanno messo in guardia sulla drammatica ambivalenza del progresso quando si accompagna al declino della consapevolezza morale. Ci hanno insegnato che la scienza non è sufficiente, che è l’amore a redimere davvero. E se il nostro amore è debole, il sacerdote canta l’amore eterno del Signore».

«La vita umana e cristiana è perciò relazione che il prete deve tessere per sé, tra il presbitero e la comunità in contrasto all’individualismo. La modernità ha tentato di sostituire il regno di Dio con il regno dell’uomo, ma il regno dell’uomo continuava a sfuggire sempre più lontano. Il regno di Dio, al contrario, non è di questo mondo, ma non è nemmeno collocato in un aldilà immaginario: la Speranza spalanca lo sguardo sul regno di Dio, che è presente laddove Dio è amato in risposta al Suo amore». Questa relazione d’amore è vivificata dalla preghiera: «Dio ascolta e parla quando nessuno ci parla, è vicino a chi lo cerca con cuore sincero ma anche agli smarriti di cuore».

Il vescovo ha quindi affrontato il tema della Speranza e del giudizio divino, della fede che sprona a guardare non solo indietro o in alto, ma anche davanti a sé, il tutto «nel segno indelebile della misericordia pasquale», prendendo coscienza che la via della Chiesa è quella dell’intima unione con la famiglia umana, come è indicato nella Gaudium et Spes. Da qui l’importanza del dialogo per la costruzione di una Chiesa sinodale «perché tutti i battezzati sono corresponsabili della missione ecclesiale», ma anche l’importanza del cammino verso l’unità visibile, che in quest’Anno giubilare vede un’occasione importante: la coincidenza della data della Pasqua tra tutte le confessioni cristiane: «Siamo una cosa sola, perché il mondo creda»

© RIPRODUZIONE RISERVATA