Pastorale della salute, diploma per 57

Monsignor Merisi incontra oggi in Seminario i partecipanti al corso

Saranno consegnati in Seminario oggi alle 15, i primi 57 attestati per operatori della pastorale sanitaria della diocesi di Lodi. Il vescovo monsignor Giuseppe Merisi incontrerà personalmente tutti coloro che hanno frequentato il primo corso in formazione di pastorale sanitaria, cominciato a gennaio di quest’anno e organizzato dal direttore dell’Ufficio di pastorale della salute don Alberto Curioni. I gesti miracolosi di Gesù, i sacramenti nel tempo della malattia, la relazione d’aiuto, i principi fondamentali dell’etica e della bioetica sono solo alcune delle lezioni che hanno attraversato il tema della sofferenza, tenute anche da medici e specialisti. E oggi sabato 4 giugno il Vescovo consegnerà gli attestati che dovranno poi essere mostrati ai parroci delle ventidue comunità di provenienza dei nuovi operatori. Il supporto alle parrocchie in ambito di pastorale sanitaria è infatti lo scopo di una formazione specifica in tale ambito, formazione che sarà riproposta in diocesi probabilmente ogni due anni. “Un esempio: in pochissime delle nostre comunità gli ammalati sono presenti in consiglio pastorale, mentre in altre il bollettino parrocchiale riporta dove sono ricoverati in quel momento, non per curiosità ma per aver la possibilità di visitarli”, testimonia don Curioni. “Voi collaborerete con quanto già esiste, aiuterete i sacerdoti a inserire alcune tematiche nella catechesi e nella predicazione, proporrete la vostra come una presenza di consolazione”. Con qualche sogno: un referente vicariale per la pastorale della salute, una cappellania almeno per l’ospedale di Lodi, fare ancor più rete con realtà con scopi simili. “La cura dei malati fa parte del Vangelo”, ha detto monsignor Iginio Passerini, intervenuto sabato scorso in seminario per una chiacchierata di conclusione delle lezioni. “La cura non solo fisica, ma come succede per il paralitico, l’integrale guarigione della persona. Questo corso è per voi formazione continua, autoevangelizzazione, e prossimità concreta ai malati che per condizione vivono un momento di apertura privilegiata a guardare al senso della propria vita”. Poi un ricordo di Giovanni Paolo II: “Nella sua visita a Lodi aveva la febbre, ma dopo messa è andato a salutare i malati uno ad uno. Faceva sempre così, aveva l’idea del malato come persona centrale nella vita della chiesa. E voi siete una bella forza, non solo per la pastorale della salute ma per la Chiesa intera”.

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