Scoprire la propria vocazione per essere testimoni di Gesù

Domenica 21 aprile si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni

Domenica 21 aprile la Chiesa celebra la 61esima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Nella diocesi di Lodi venerdì 26 aprile alle ore 21 si terrà la Veglia presieduta dal vescovo Maurizio alle ore 21 nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice in Lodi.

Proponiamo la riflessione di don Anselmo Morandi, Direttore del Centro diocesano vocazioni in vista della Giornata mondiale.

Ogni persona che viene al mondo desidera realizzare nella vita qualcosa di unico, e sente che la sua felicità dipende dalla riuscita o dal fallimento di questo compito. A questo compito possiamo dare nomi diversi, ma la parola che usiamo per definirlo cambia in modo radicale il nostro modo di affrontare la vita. Una parola possibile è “vocazione”. In questa parola è contenuta l’idea di una chiamata: Qualcuno ci interpella e la nostra vita si realizza rispondendo a questo appello. Essere felici vuol dire impegnare le nostre capacità perché si realizzi ciò che solo a noi è dato realizzare. Per questo nell’idea di “vocazione” è contenuto anche il pensiero che il baricentro vitale non sia collocato tanto sull’io, quanto piuttosto su ciò che dall’io e dalla sua creatività può scaturire: l’opera che riusciamo a compiere e soprattutto le relazioni che riusciamo a far vivere. Nell’idea di “vocazione” è sempre in qualche modo presente anche un “noi”, un’idea di comunità. Un’altra parola possibile è “autorealizzazione”. È una parola che non implica la risposta a una chiamata, ma contiene piuttosto l’idea che la felicità dipende dal successo che riusciamo a ottenere: la persona meglio realizzata è quella capace di avere più visibilità e più denaro; in campo affettivo, quella capace di ottenere più amore. Anche secondo questa logica mettere a frutto le proprie risorse è una cosa importante; ma in questo caso l’accento è posto soprattutto su di sé e sulla propria soddisfazione: nell’idea di “autorealizzazione” il “noi” è secondario e l’idea di comunità non essenziale. C’è molta differenza tra il pensare la vita come “vocazione” o come “autorealizzazione”. L’una e l’altra conducono a impostare la propria esistenza in modo molto diverso. Quale scegliere? Quale può condurre realmente alla felicità? Non lo so. So però che la “vocazione” non è una ipotesi astratta, mentre lo è per lo più l’autorealizzazione. La vocazione è un percorso di vita molto concreto, che prende forma a partire da ciò che siamo e da ciò che ci accade. La nostra felicità possibile dipende da questo, e la nostra creatività può e deve applicarsi proprio qui, nel luogo preciso nel quale ci troviamo storicamente a vivere.

don Anselmo Morandi

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