Sulle orme di San Colombano,
il pellegrinaggio nel proprio cuore

IL CAMMINO Il percorso si è snodato tra Sant’Angelo e San Colombano, dove si è tenuta la preghiera finale

Tappa conclusiva ieri per il percorso promosso dall’Ufficio pellegrinaggi della diocesi, del quale era presente il direttore don Stefano Chiapasco, in collaborazione con l’associazione Amici di San Colombano guidata da Mauro Steffenini, lungo il Cammino di San Colombano «in compagnia di San Bassiano e di Santa Francesca Cabrini». I fedeli sono partiti alle 15 da Sant’Angelo e dopo 13 chilometri sono approdati a San Colombano dove, alle 18, si è tenuto un momento di preghiera in parrocchiale, presieduto dal vescovo che ha condiviso l’ultimo tratto collinare coi pellegrini. «La parola di Dio richiama la dimora eterna - ha esordito monsignor Malvestiti -. Questa dimora eterna era anche la passione insopprimibile di San Colombano. E voi, sulle sue tracce, avete camminato con lo stesso desiderio.

Con questo pensiero alla dimora eterna il cammino nella fede diventa più motivato. Mentre si cammina si desidera la meta. Così anche noi possiamo ripetere la parola condivisa nei Salmi “beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore di intraprendere il viaggio”: È la vita questo viaggio che la meta, ossia il Creatore e Padre, rende santa. La meta è la città che il Creatore ci ha preparato, la Gerusalemme del cielo per tutti i pellegrini di speranza». Il cammino, ha fatto presente il vescovo, aiuta l’organismo e il cuore, che deve essere pero’ in buone condizioni: «Il Giubileo, ossia peregrinare verso il cuore di Cristo, porta sempre aperta, ci indica i ricostituenti perché il nostro cuore sostenga questo cammino. Misericordia e indulgenza sono questi ricostituenti per il cuore dei pellegrini di speranza».

Quindi, citando l’enciclica di Papa Francesco dedicata al cuore di Cristo, il vescovo ha spiegato che «solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a pacificare la società, affinché lo spirito ci guidi come rete di fratelli. Il cuore di Cristo è infatti dono, incontro, estasi. È lui la dimora. In lui ci relazioniamo per costituire il regno di amore e giustizia». Il nostro cuore, unito a quello di Cristo, è capace di compiere un miracolo sociale, «formando una rete di fratelli e sorelle - ha concluso il vescovo -. Come insegna il Concilio Vaticano II, ognuno deve mutare il suo cuore a aprire gli occhi al mondo intero, per condurre l’umanità a un destino migliore. Con la Chiesa laudense stiamo percorrendo il cammino sinodale, che tiene presente la meta della santità sui passi della fede quali pellegrini di speranza. Per non deludere fede e speranza chiediamo aiuto ai santi al fine di approdare alla carità, che non avrà mai fine».

Ad inizio preghiera il saluto con spunti di riflessione del parroco don Attilio Mazzoni. A seguire un momento conviviale nel cortile del castello di San Colombano con musica tradizionale irlandese. L’iniziativa del cammino ha coinvolto, complessivamente, nove comuni con le rispettive parrocchie che si trovano lungo il tragitto che va da Cerro a San Colombano al Lambro.

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