Dopo le elezioni di Olanda e Francia...

Se è del tutto giustificata l’attenzione con cui dall’Italia si guarda alle elezioni negli altri Paesi europei e se è utile far tesoro dell’esperienza di questi Paesi a cui siamo legati da vincoli culturali, economici, politici, bisogna però anche evitare il rischio di trasposizioni automatiche e semplicistiche. Certo, ci sono dinamiche che attraversano tutta l’Europa e coinvolgono quindi anche l’Italia, ma essa – così come ciascuno degli altri Stati – presenta delle specificità che bisogna tener presente per non precludersi una comprensione dei fenomeni il più possibile conforme alla loro complessità. Prendiamo il più macroscopico di questi fenomeni, la nascita e lo sviluppo, talora impetuoso, di forze che criticano radicalmente (o addirittura negano, in alcuni casi) le istituzioni e i valori su cui finora hanno trovato il loro fondamento le democrazie europee. In Italia quelle che hanno conseguito un rilevante consenso elettorale sono essenzialmente due: la Lega e il Movimento 5 Stelle. La prima, a dire il vero, ha già alle spalle una storia quasi trentennale, ma con la segreteria Salvini si è collocata a pieno titolo nel processo in questione, come documenta esplicitamente l’accordo nel Parlamento europeo con il Front National di Marine Le Pen. Sulla collocazione politica e sulle posizioni della Lega non c’è bisogno di spendere molte parole, tanto sono ben note.C’è molto ancora da capire, invece, sui 5Stelle, e non è un esercizio facoltativo trattandosi di una forza che è accreditata del consenso di un terzo degli elettori e che amministra la capitale e la quarta città italiana. Il movimento di Grillo per tanti aspetti si inquadra nel fenomeno di cui si parla ma in modo non allineato rispetto a quanto avviene negli altri Paesi. Non fosse altro che per la sua natura trasversale e per le continue oscillazioni della sua linea politica. Negli ultimi tempi i vertici pentastellati hanno mostrato una maggiore accentuazione dell’immagine del movimento come potenziale forza di governo, cercando anche una proiezione internazionale più rassicurante. Se in un’intervista la Le Pen ha definito i 5Stelle “alleati oggettivi” nel fronte anti-europeista, loro si sono voluti ostentatamente smarcare in nome dell’originalità del movimento. Difficile non pensare che in questa direzione spinga anche la presa d’atto che in Europa l’esito delle elezioni olandesi e francesi – e la previsione di quelle tedesche – abbia disegnato un quadro assai diverso da quello che era sembrato prefigurarsi dopo il voto per la Brexit.È pur vero che in Italia i fattori che hanno determinato l’exploit dei 5Stelle non sono venuti meno. Ma il cambio del vento – se così si può dire – dovrebbe indurre almeno il dubbio che senza un chiarimento della piattaforma programmatica sia molto problematico candidarsi a guidare il Paese, se questo è l’obiettivo del movimento. La rivendicazione di una posizione non ideologica non può diventare la proposta di una cambiale in bianco. Gli elettori hanno il diritto-dovere di giudicare le forze politiche in base ai loro programmi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA