Confesso, come sindaco, di essere confuso e turbato: questa baraonda governativa sul destino dei piccoli Comuni mi sta davvero tormentando. Parto subito da una prima considerazione del tutto scontata: il cittadino che paga le tasse deve avere il sostegno, in prima battuta, degli amministratori comunali e se viene a mancare questo elementare contatto, frutto di un rapporto di fiducia, non siamo più in presenza della vera essenza della democrazia. Voglio aggiungere, magari esasperando un tantino, che a furia di togliere e ridurre si rischia di far maturare il «comandante» di turno che fa piazza pulita eliminando i concetti di convivenza civile e di libertà. Una esagerazione?: mica tanto. La storia è piena di questi casi, quindi saremmo davvero fritti tutti quanti.Perché dico questo?: lo dico perché non c’è giorno che non si cambi musica, non sappiamo più chi ascoltare, si rischia la confusione totale sui ruoli istituzionali, la gente ti interpella e non sai come rispondere accrescendo il disagio e la sfiducia. D’accordo sui sacrifici, ma prospettando progetti concreti, esponendo idee chiare e comunque coinvolgendo tutti gli strati sociali. Voglio ricordare che i Comuni già da tempo i loro bravi sacrifici li stanno già mettendo in pratica per poter risparmiare. Navigare in un mare di ipotesi, dove ciascuno, in alto, dice la sua e nessuno ci capisce più niente diventa davvero disagevole, oltre che maledettamente inopportuno: confermo che i cittadini chiedono a noi, per strada, cosa stia succedendo e noi non sappiamo niente di niente. Davvero un brutto modo di riprendere le attività amministrative dopo le brevi vacanze d’agosto: è opportuno fare la massima chiarezza, usando un linguaggio semplice, elementare, comprensibile, ma anche celere. Va vene, il debito pubblico dello Stato va risanato, nessuno dice il contrario, ma noi siamo per perseguire il bene comune in una società libera e democratica, dove l’apporto di tutti deve essere una costante fissa, senza privilegi, tenendo conto che il Comune rappresenta la cellula prima di questa società. Ritengo sia opportuno proporre fatti, cioè progetti seri e realizzabili, e niente più valanghe di parole, di ipotesi che cambiano di giorno in giorno, spesso navigando sulle nuvole.Confesso pure che mi viene da ridere, in tanta tristezza, quando si parla di portare a pari il bilancio dello Stato. Il mio non è sadismo, ma sano realismo: voglio ricordare ai governanti che i Comuni stanno già da anni perseguendo la strategia del bilancio in pareggio, tanto è vero che le spese fuori previsione vengono regolarmente cancellate: Pantalone non è più in grado di pagare un euro. Ora, se tutti i Comuni lo fanno, perché uguale filosofia non è possibile applicarla al potere centrale ?. Parole, soltanto parole, ma fatti ben pochi. E spesso e volentieri sulle spalle dei Comuni, i veri tartassati di queste vicende: non possono pretendere da noi di fornire servizi togliendoci i mezzi per realizzarli. Mi domando con quali accorgimenti potremo lavorare per i cittadini. E’ tempo di idee serie e di programmazione condivisa da tutti, usando il buon senso, la logica, la discrezione, chiarezza di obiettivi. Non si può, tutte le volte che si parla di questi problemi, addossare impegni che, che spesso hanno dell’incredibile, ai maltrattati Comuni. E voglio aggiungere, a proposito dei nostri governanti dei livelli amministrativi superiori, che chi si mette in lista deve quanto meno aver svolto una robusta esperienza come amministratore comunale e non pescare i primi che passano per strada. Non solo, ma bisogna ritornare a dare la preferenza sulle schede, lasciando all’elettore la facoltà di scelta. Ritengo che sia ora e tempo di rigenerare la fiducia da parte dei cittadini verso le istituzioni. E gli stessi cittadini devono essere consapevoli di contribuire in maniera responsabile alla salvezza del Paese, premettendo però che chi paga le tasse ha il diritto di venire tutelato e quindi si persegui il disonesto.A proposito della ventilata soppressione delle Provincie: anche qui persiste soltanto il marasma. Bisogna invece chiarire bene le competenze e la storia insegna che la Provincia è l’espressione dei Comuni, nel senso che unisce le amministrazioni comunali, ne programma le strategie territoriali. I Comuni «sono» il territorio, quindi «sono» la Provincia.Chiedo comprensione per il mio sfogo di sindaco, ma ne avvertivo l’esigenza, con semplicità e senza voli pindarici, come semplice cittadino di paese. Assodando un principio elementare: la gente ha fame di chiarezza. E quindi di fiducia.
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