Libri addio, è arrivato il computer

Una interessante iniziativa ha preso il via a Milano. E’ nato il primo chilometro zero del libro sulla falsa riga di quanto sta accadendo per i prodotti alimentari. In via Cadore, infatti, è stato inaugurato uno «Slow-bookstore» ovvero una libreria dove si potranno comprare libri di autori nostrani a basso costo o noleggiarli a un euro alla settimana. Non solo. Chiunque potrà fermarsi in libreria, accomodarsi, e in piena rilassatezza leggere un libro o acquistarlo a un prezzo ridotto dal momento che si tratta di libri pubblicati senza intermediari. E’ come dire che dall’editore si passa direttamente al lettore. Lo scopo è quello di avvicinare più gente possibile alla lettura, ma soprattutto consentire ai giovani, accaniti consumatori di prodotti tecnologici, di non dimenticare il fascino del libro e, di conseguenza il gusto per la lettura. Alla base dell’iniziativa non c’è la demonizzazione della tecnologia, ma la valorizzazione del libro, anche se non può passare inosservato il fatto che si leggono meno libri e giornali mentre nel contempo si passa più tempo davanti a un computer. Con quali conseguenze? Non lo so. Però ritengo interessante quanto affermato da Eric Schmidt, uno dei grandi di Google, che non ha avuto remore nell’affermare che leggere sempre meno libri e giornali, «finirà per incidere negativamente sugli stessi meccanismi di apprendimento». Evidentemente la digitalizzazione come fenomeno di massa preoccupa tanto gli editori, quanto i produttori di tecnologica. In effetti è più facile che un ragazzo passi delle ore davanti a un computer, piuttosto che vederlo assorto e catturato da un libro. Le domande naturalmente sono sempre le stesse. Dobbiamo forse preoccuparci per questa nuova ondata di perfetti consumatori tecnologici? E ancora. Dobbiamo forse temere il tramonto inesorabile dei lettori? Una cosa è certa. Siamo prigionieri di nuove abitudini che rischiano di portarci tutti verso nuove incapacità. La scuola, su questo fronte, è impegnata in prima linea in quanto per prima sta vivendo sul campo una sorta di impoverimento culturale. I ragazzi studiano poco e quel poco lo vivono pure male. Le avvisaglie non mancano. Siamo di fronte a una generazione del copia e incolla. Una generazione che fa fatica a riflettere, a comprendere quel poco che legge, fa fatica a operare per sintesi razionale, a dare un senso logico al proprio pensiero, a descrivere verbalmente la propria esperienza di vita. La padronanza lessicale è compromessa, l’abilità verbale è limitata, la produzione scritta è condizionata. In compenso questa nuova generazione riesce a operare velocemente su più fronti, con più strumenti e con invidiabile abilità. Il multitasking è un chiaro esempio. Eppure sanno bene i ragazzi quanta importanza assume oggi, nella ricerca del lavoro, ad esempio, l’abilità verbale nel descrivere la propria esperienza. Arriva, prima o poi, il momento di presentarsi, davanti a qualcuno che chiederà di descrivere le esperienze maturate, di dimostrare una propria personalità mediante una dialogo e una conversazione che non deve e non può limitarsi alla sola presentazione. La lettura perfeziona la proprietà di linguaggio e consente una migliore relazione nei rapporti umani. Scrivere e descrivere rappresentano il frutto di specifiche abilità del pensiero. Quante volte capita di rimanere delusi nel vedere rappresentato in chiave cinematografica il contento di un libro. Questo accade perché il leggere sviluppa le abilità creative che sono proprie, consente di ricreare nella propria mente un mondo ideale che segue una personale fantasia frutto di una capacità critica, espressione di emozioni e sentimenti latenti. In buona sostanza l’esercizio della lettura cambia e migliora il proprio vissuto storico, influenzando notevolmente la qualità della vita. Si dice che quando si legge un libro non si è più quello di prima. E’ probabile. Ricordo che da giovane studente compravo i libri tascabili in edizione economica: gli Oscar Mondadori a 350 lire. La loro dimensione mi consentiva di portarmeli in tasca, sempre pronti all’uso. Oggi l’iPad consente di scaricare gratis opere complete offrendo una libreria virtuale dove collocarli e richiamarli al momento del desiderio di leggere. Ma è diverso. Non voglio apparire come un nostalgico della carta stampata, ma girare una pagina virtuale non è la stessa cosa che girare una pagina di un libro. E’ anche vero che non si può rimanere ancorati al vecchio e girarsi continuamente indietro. Penso al celebre verso di Leopardi nel “Passero solitario” «Hai pentirommi, e spesso, ma sconsolato volgerommi indietro». La cultura cresce e nobilita il pensiero anche di chi cresce con l’iPad. Ci si può arricchire in motivazione e sensibilità anche leggendo e sfogliando qualcosa che non si tocca, ovvero che si tocca ma non si percepisce. Cosa c’è dietro l’angolo delle nuove generazioni? Ci sarà forse un libro da collezione come lo sono diventanti i miei dischi in vinile? Forse. La produzione editoriale si allontana sempre di più dalla carta per entrare con sempre più decisione nel mondo digitale. Si stampa sempre meno e si digitalizza sempre di più. E’ uno scenario che non deve spaventare. Il sistema editoriale potrà seguire nuovi canoni, potrà mostrare nuovi orizzonti, potrà avvalersi di nuova tecnologia, ma la lettura rimarrà l’unico mezzo in grado di aiutare i giovani a diventare intelligenti, sensibili, colti, pronti a vivere il cambiamento, cogliendo nelle nuove pratiche, le nuove logiche, le nuove occasioni di crescita. Questo, sono sicuro, non giocherà uno brutto scherzo alla fantasia, non porrà un limite all’estensione della realtà interiore, non costerà alcun contrasto in termini di confronto. In un clima di forti cambiamenti non possiamo affidarci alla scuola dei «saperi minimi», alla scuola delle «mappe concettuali», delle «tesine». Alla scuola delle briciole. Vivere la lettura con una giusta dose di intensità mette chiunque al riparo dalla tentazione di andare oltre un piano culturale. E’ possibile che Rudolf Steiner filosofo e pedagogista austriaco possa aver ragione quando afferma che «se potesse scegliere liberamente, la maggior parte dell’umanità opterebbe per il calcio, la telenovela o la tombola, piuttosto che per Eschilo». Ma la scuola farà la sua parte e insegnerà ai ragazzi l’importanza della lettura.

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