Hanno fatto in fretta. Il rapporto dei saggi, 110 ore di lavoro, è stato consegnato con un mese di anticipo sul crono-programma delle riforme costituzionali, tra le ragioni d’essere del governo, che peraltro era stato rallentato in parlamento per l’opposizione dei deputati 5 stelle. In realtà i giochi si faranno tra qualche mese, nelle commissioni riunite affari costituzionali di Camera e Senato. E tutto resta subordinato alla questione delle questioni, cioè la durata del governo e della legislatura.Tuttavia, pur in un quadro così incerto, la relazione ha il merito di fornire un’istruttoria seria, che indica intanto i problemi e poi le possibili soluzioni, avendo l’onestà di riconoscere che l’unanimità c’è solo su pochi punti. Sono: la fine del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, e il rafforzamento della capacità decisionale del governo. E sulla cornice, la crisi economico-finanziaria in atto, con le sue conseguenze. Perché l’Italia è “più fragile” degli altri paesi europei proprio per la lentezza dei processi decisionali. Su questo bisogna agire e su questo insistono le proposte di riforma.Meno parlamentari, solo la Camera abilitata alla fiducia, tempi certi per il voto sulle proposte del governo. Su questo c’è accordo, ma non c’è sulla forma di governo, se cioè rafforzare il momento decisionale, oppure quello di garanzia e partecipazione. Tra semipresidenzialismo e parlamentarismo razionalizzato ci sono moltissime varianti possibili e su questo si eserciterà la prossima bicamerale. Il nodo vero è però la legge elettorale. Anche qui i saggi si limitano a recensire le proposte più realisticamente applicabili, per temperare la necessità di assicurare una maggioranza con quella di garantire la rappresentatività.Non sarà facile. Ma forse questa è la sola decisione a scadenza vincolata. Se ne dovrebbe occupare nientemeno che la Corte costituzionale. E il Capo dello Stato ha più volte affermato che farà di tutto perché non si vada a votare con l’attuale disciplina, anche in caso di scioglimento anticipato.Ritorniamo così al punto di partenza. I saggi giustamente ricordano che lo strutturale problema istituzionale, che è anche un notevole handicap per l’Italia è “l’incapacità di adottare le riforme necessarie”. I prossimi mesi ci diranno se i conflitti tra partiti strutturalmente deboli e quindi incapaci di assumersi dei rischi progettuali, consegneranno anche questo tentativo ai polverosi archivi parlamentari. Resta, di questa sorta di prologo al complesso iter della riforma, il clima. Senza enfatizzare le contrapposizioni insomma sembra possibile identificare modalità di riforma costituzionale che siano rispettose dell’impianto e dei valori della carta del 1947 e ne migliorino il rendimento.
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