È proprio vero che a questo mondo tutto è relativo, regola a cui non sfugge nemmeno il concetto di salute ragion per cui ciò che fa male per uno, per un altro la stessa cosa fa bene, creando così una differenza di concetti da portare chiunque verso la confusione. E’ il caso del fumo. Siamo tutti dell’avviso che il fumo fa molto male. Nuoce tantissimo alla salute. Ben due ministeri, quello della Salute e quello dell’Istruzione, hanno recentemente, raggiunto un accordo mediante un’azione coordinata e concordata sul divieto del fumo in ambienti scolastici sia chiusi che aperti. C’è quindi alla base un’azione congiunta che travalica l’ambito culturale per concretizzarsi in azioni di divieto e di vigilanza supportate da leggi e decreti a tutela della salute di tutti. E’ in questo contesto che va inquadrata la richiesta di monitoraggio, avanzata alle scuole, sui risvolti dell’applicazione della legge sul “Divieto di fumo per la tutela della salute nelle scuole”. In sostanza alcuni istituti superiori saranno ben presto chiamati a collaborare con i due ministeri per sottoporre allo studio gli esiti dell’efficacia dell’azione di controllo e di prevenzione sul vizio del fumo così diffuso tra gli adolescenti. Un’iniziativa interessante a cui la scuola può dare un significativo aiuto per meglio capire le tendenza dei giovani sul fronte del tabagismo. Ma qui c’è un problema di una certa rilevanza. Siamo sicuri che il fumo è considerato lesivo della salute ad ogni meridiano e ad ogni parallelo? Anche su questo problema, dagli esiti apparentemente scontati, non c’è unità di veduta. In Cina, a quanto pare, la pensano diversamente. Tante scuole, in questo sterminato Paese, sono sponsorizzate proprio dalle case produttrici di tabacco. Nella regione del Sichuan, ad esempio, una scuola, sponsorizzata da una casa produttrice di tabacco, accoglie gli studenti con sulla facciata uno slogan del tutto discutibile: «Il tabacco vi aiuta a diventare talentuosi» (sic!). Ma non nuoce alla salute? Vabbè che stiamo parlando di cervelli i cui neuroni, secondo i ricercatori dell’Università di Liverpool, lavorano in modo diverso, ma dire che più si fuma e più si diventa “talentuosi” mi sembra che si stia esagerando. Se tanto mi dà tanto allora c’è da pensare che in questa scuola tutti quanti, ragazzi e insegnanti, probabilmente si daranno un bel da fare a fumare sigarette, i primi per diventare più intelligenti, i secondi per ricevere contributi e finanziamenti. Ecco un classico esempio di concetto relativo. Se da noi vengono promulgate leggi di divieto di fumo anche negli spazi aperti delle scuole, se da noi è in atto una grande campagna informativa ed educativa per mettere a conoscenza, soprattutto dei ragazzi, sui danni che causa il fumo, attivo o passivo che sia, all’organismo e se nelle nostre scuole grande spazio trova nell’offerta formativa un percorso didattico per educare gli studenti a un maggior rispetto di se stessi e degli altri, in Cina le scuole fanno a gara a chi si accaparra la cosa produttrice di tabacco per offrire più opportunità ai ragazzi. Da quelle parti il tabacco non solo non è considerato elemento dannoso alla salute, ma al contrario, è ritenuta una sostanza determinante per sviluppare conoscenze, far emergere attitudini e stimolare capacità operative. Da quelle parti la collaborazione delle scuole con le case produttrici di tabacco è totale a tal punto da trovare nel loro aiuto la soluzione a particolari problemi afferenti probabilmente sia la manutenzione delle strutture, sia il potenziamento delle attrezzature didattiche. Dunque siamo di fronte al classico esempio di relativismo concettuale. Se per qualcuno un certo prodotto fa male, per qualche altro fa bene. Come fare, in questo caso, a comprendere la diversità di un’opinione? Da una parte certe decisioni sono avallate dalla ricerca che ha dimostrato i gravi danni biologici a cui un fumatore va incontro, dall’altra il fumo viene visto come dispensatore di progresso individuale, come mezzo per far emergere le abilità nascoste, come occasione per un riscatto sociale. Sembra quasi di avere a che fare con una particolare opinione culturale che tendi a valorizzare la diversità come valore, che aiuti l’interlocutore a giungere a una maggiore comprensione reciproca su ciò che è più utile al singolo e alla comunità. E invece qui stiamo parlando di tutela della salute. Un valore che non è un fatto culturale visto come diversità di opinione e perciò stesso da prendere nella dovuta considerazione. Qui non è questione di capire di distinguere il vero dal falso. E’ pur vero che questo concetto trova piena testimonianza in Protagora di Abdera che già quasi duemilacinquecento anni fa affermava che «l’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono». Una sentenza che tende a negare l’esistenza di un criterio assoluto che discrimini il vero dal falso e poiché non c’è più differenza tra una posizione e l’altra, le stesse cose certe appaiono diverse. Ma Protagora, da buon sofista, viene considerato da Platone come «colui che mistifica la sapienza». Ora quand’anche sia andato a scomodare i grandi filosofi dell’antica Grecia, mi pare tuttavia assurdo accettare o giustificare la posizione a tutela del concetto del fumo amico e benigno. Il fumo fa male! Punto. Attivo o passivo che sia, genera gravi problemi all’organismo e non ci possono essere diverse altre interpretazioni. A questo punto si deve fare di tutto per fare chiarezza soprattutto presso i ragazzi su un problema così serio. Gli adolescenti sono portati a vivere iniziazioni alla pari di esperienze qualificanti della crescita, un motivo in più per educarli a condividere una verità scientificamente comprovata, ad accettare un principio che va oltre il dato culturale per affermarsi come principio assoluto, inconfutabile, non discutibile. Da una parte la forza dell’industria del tabacco con tutta la sua potenza economica, dall’altra la forza persuasiva di processi educativi con tutta la sua libertà di dimostrare che il fumo fa male. Un confronto improbo, ma sostenibile. Attenti ragazzi il conto che alla fine si paga è molto salato.
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