Alla parola schiavi si connette immediatamente l’immagine del nero o della nera. Così facendo compiamo un insulto alla persona di colore che identifichiamo solo per il colore della pelle, quando identificare non significhi poi classificare o de-classificare. Schiavo oggi, nella nostra nazione che vuole essere civile e colta e, magari, in ripresa, sta assumendo un significato diverso, cui aderisce vivo il disgusto ma che rimbalza con violenza su di noi e sulle nostre mense: gli schiavi dei pomodori. Non può lasciare indifferente una simile discriminazione sociale. L’Italia è ricca di colture di pomodori, frutti che si associano subito a piatti prelibati e gustosi. Non voglio guastare il pranzo a nessuno, neppure a me stessa quando arriva una buona pizza o un piatto fumante di maccheroni al sugo di pomodoro, ma sono state mani e gambe di schiavi che mi hanno servito. Il lavoro è pesante, non è coadiuvato da macchine che raccolgano, sono necessarie le mani di chi disperato, accetta un lavoro cui nessuno vorrebbe sottoporsi. Schiavi chinati a testa in giù, con le gambe divaricate per non precipitare a terra, mentre le dita frugano fra i frutti e scelgono solo quelli maturi. Sotto un sole cocente per otto ore al giorno. Lavori che, per alcuni anni, abbiamo considerato con degnazione e lasciato ai nuovi schiavi bianchi: ucraini, rumeni, bulgari. Se avvaloriamo le statistiche sono 15mila nel regno dei pomodori. Quanto guadagnano? 3 euro per un cassone da 50 kg di pomodori che richiede un’ora e dieci per essere riempito. Quante ore lavorano? Dalla 5 alle 11 e dalle 16 al buio. Ben otto ore. Quale il guadagno totale? 20 euro. E scatta immediatamente un altro inganno, decisamente taglieggiante e feroce: ogni pomodoraio paga 125 euro in anticipo per il viaggio di andata e ritorno, 20 euro a settimana per l’alloggio. Il cibo? Sarà qualche pomodoro sottratto al cassone? Perché restano netti 10 euro.Alcune figure si aggirano su questo mercato losco: padroni e figli di papà che, ancora ragazzetti, guardano e osservano, stanno infatti introiettando le maniere schiaviste che, in un futuro non poi tanto lontano, adotteranno con quelle che non considerano persone ma bestie; Caporali: ognuno guadagna 5 euro al giorno per ogni pomodoraio. Noi inerti a guardare. Nel 2013 fra questi disperati contiamo 800-900 italiani. Schiavi italiani. Fra i clandestini, che non sanno dove aggrapparsi per sfamarsi, ce n’era uno di 45 anni. Non c’è più: un infarto lo ha stroncato. Siamo ancora un popolo civile e colto?
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