Torno su un tema che mi sta particolarmente a cuore visto che con l’abolizione delle Province sarà sferrato anche l’ennesimo colpo (mortale) a quello che ormai rimane di una minima programmazione culturale nei territori. Rifacendomi a quanto emerso nel dibattito svoltosi poche sere fa alla Festa Democratica, mi trovo ad apprezzare tutti quegli interventi che hanno messo in evidenza non tanto il problema dei confini ma quelle delle tante (troppe) competenze che andranno perse in questo (nefasto) disegno di legge: i nuovi Enti non avranno più le competenze sul lavoro, sull’agricoltura, sulla formazione professionale, sul turismo e non per ultimo (anche se mi spiace che non sia mai stata citata nel corso del dibattito) sulla cultura. Se uno ci pensa attentamente vede che sono tutte le deleghe più importanti per la valorizzazione, promozione e identità di un territorio: cancellate in un sol colpo di spugna! Ma che l’obiettivo di penalizzare fortemente, umiliare e per certi versi cancellare anche fisicamente tutte le autonomie locali sia uno degli scopi primari di questo Governo appare ormai chiaro e inequivocabile (d’altra parte avere a che fare con le “autonomie” è sempre molto fastidioso e irritante per chi comanda). Con un enorme errore di fondo: quello di dimenticarsi della storia di questo Paese. L’Italia è nata e ha insegnato la civiltà al mondo grazie alla creazione dei Comuni, delle corporazioni artigiane, delle invenzioni scientifiche, delle straordinarie creazioni architettoniche e culturali; e oggi - a causa di una politica (degli ultimi 20 anni) miope e ignorante (nel senso proprio di non conoscenza delle cose) - tutto quello che ci ha portato fama e ricchezza nei secoli viene non solo relegato in un angolo ma - invece di rilanciare l’idea di un nuovo Rinascimento - viene addirittura tacciato di “inutilità”. Con i Comuni (in maggioranza piccoli) ormai a casse vuote impegnati solo sul fronte del mantenimento dei servizi minimi ess enziali e le Regioni troppo grandi per “vedere” tutte le esigenze de i singoli territori, le Province hanno svolto un ruolo a mio avviso essenziale per la promozione di una comunità. Il progresso non si può e non si deve misurare solo con formule matematiche (come ritengono i «professori» che sembrano essere a loro agio solo se riducono tutto- persone comprese - a numeri): cosa ce ne facciamo del pareggio di bilancio (pura alchimia contabile) se il prezzo da pagare è vivere in un deserto morale, culturale e sociale? La crescita e il futuro di una comunità passa attraverso i valori delle relazioni, della solidarietà, della creatività, della condivisione di un futuro per cui lottare e fare anche sacrifici. E non si può pensare che tutto questo si ottenga dal nulla: se non si parte dal «piccolo» (singolo individuo, famiglia, quartiere, comune etc.) questi valori si perderanno anche nella coscienza di appartenenza più ampia (regione, stato, europa, mondo). Non capire che il nostro vero e unico punto di forza per uscire dalla crisi (creata e voluta non dai popoli ma dalle potenti oligarchie finanziarie-speculative non dimentichiamolo) è ri-partire da quello che ci ha reso «potenti» nei secoli (cultura, ambiente, turismo, agroalimentare), non solo è stupido ma è anche irrimediabilmente dannoso. Il silenzio dell’attuale Governo e dei partiti che lo sostengono su questi temi (non mi sono mai accorta dell’esistenza di un Ministro della Cultura) è imbarazzante e vergognoso. Ed è sintomatico che proprio questi settori - strategici per i territori - che erano di competenza provinciale verranno cancellati. Penso alle importanti iniziative svolte in questi ambiti dalla Provincia di Lodi: dal turismo sui fiumi, alla tutela dei marchi agroalimentari, ai percorsi culturali del nostro piccolo ma sorprendente “lodigiano”, solo per citarne alcune. E penso anche alla fatica, al sacrificio e all’impegno di decine di aziende, associazioni, dipendenti, singole persone per costruire - seppur fra mille difficoltà ed inevitabi li errori - una identità territoriale che ci «tutelasse» da! ll’esser e fagocitati dalle circostante realtà più grandi e strutturate. Dopo questa riforma il Lodigiano tornerà ad essere una zona periferica, sulla quale nessuno avrà interesse ad investire se non per farne terra di «conquista» (vedi il caso delle centrali o delle perforazioni petrolifere, altra genialata del Ministro Passera che ci porta indietro all’Ottocento!). Dal punto di vista culturale e turistico poi - visto che la delega dovrebbe passare ai Comuni - è facile immaginare il futuro: vista la scarsità di fondi al massimo ognuno riuscirà a programmare una volta all’anno la Festa patronale con liscio e salamelle (con tutto il rispetto per le tradizioni folkloristiche ma che sono altra cosa rispetto alla produzione culturale) e i cittadini non avranno più la possibilità di accedere gratuitamente (come è sempre stato in questi anni) a mostre, musei, concerti, visite guidate, etc. I nostri beni culturali (chiese, palazzi, giardini, cascine) cadranno nell’incuria (visto che è proprio grazie alla Provincia che si è potuto restaurare, conservare e valorizzare gran parte del nostro patrimonio) dato che nessun Comun avrà mai le possibilità di occuparsene. Le iniziative si terranno solo nelle grandi città facendo diventare la cultura roba per pochi, ricchi e residenti in zone prestigiose. Tutti gli sforzi fatti - ripagati fra l’altro da un enorme successo e partecipazione di pubblico - per «portare» eventi di spessore anche nei territori meno «blasonati» saranno di fatto annullati. Tutto questo porterà un’impoverimento complessivo, non solo sociale ma anche economico. Appare evidente che queste scelte (drammaticamente suicide) non sono dettate solo dalle motivazioni - assolutamente pretestuose - della lotta agli sprechi: come dire «visto che l’acqua è sporca, buttiamo via anche il bambino e tanto che ci siamo demoliamo anche la casa». Rimane il deserto appunto...E un deserto è più facile da «svendere» (è quello che vuole da noi l’Europa!): che il miglior offerente si faccia avanti! Cinesi, russi,! multina zionali senza scrupoli, speculatori di ogni sorta...tanto loro che se ne fanno della cultura italiana? A noi resteranno le macerie... e i supermercati (cinesi) aperti la domenica.
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