Un anno difficile per la scuola

Ci stiamo avvicinando al termine di un altro anno scolastico che, grazie a Dio, non ha fatto mancare nulla a nessuno. Agli studenti che, come da consolidata tradizione, si sono fatti vedere e sentire con occupazioni, cortei, blitz, sit-in, e ora con la tecnologica ad assetto variabile si sono fatti conoscere anche in maniera originale, ricorrendo alla tecnica del flash-mob. Peccato che spesso abbiamo dovuto assistere a manifestazioni violente, a duri scontri tra le diverse componenti in nome e per conto di certe ideologie dure a morire. E’ la legge dell’autunno caldo studentesco. Ai docenti alle prese con il concorsone visto come il «Moloch» pronto a cogliere le vittime sacrificali date in pasto ai famigerati test a scelta multipla. Un esercito di insegnanti speranzosi di entrare in ruolo, consapevoli tuttavia delle grosse difficoltà che l’attuale momento loro riserva. Le vecchie Ssis (Scuole si specializzazione all’insegnamento secondario) affidate alle università, vengono mandate in pensione e sostituite dai moderni Tfa (Tirocinio formativo attivo). Cambiano le sigle, ma non cambia la contrarietà dei tantissimi docenti precari esasperati di rimanere in panchina ad aspettare che qualcosa accada per «grazia ricevuta». Ad onor del vero qualcosa è accaduto. I precari, che continuano a spendere fior di quattrini per abilitarsi, mentre con le Ssis ci mettevano due anni, ora invece con i Tfa tutto ce la fanno in un anno. I quiz sono accolti male sia perché ritenuti un metodo non adatto a selezionare un insegnante, sia perché è convinzione diffusa che lo stile «Rischiatutto» non può determinare la preparazione culturale di un docente a cui si dovrebbe richiedere ben altro. Molte domande vengono contestate perché difficili o perché lontane dall’accertamento della professionalità docente. Il risultato è drammatico. Le tensioni nell’affrontare i test unitamente alla consapevolezza che il concorso rappresenta forse l’ultima spiaggia offerta a molti aspiranti docenti per uscire definitivamente dalla gabbia delle graduatorie, determinano, come effetto, una disastrosa selezione. Intanto un altro concorso rende faticosa la vita al Ministro Profumo. E’ il concorso dei presidi. Un’esperienza che per molti miei colleghi si è rivelata tortuosa e piena di trappole. Da noi il Tar Lombardia con sentenza n°2035 del 18 luglio 2012 annulla il concorso per via delle buste trasparenti che, secondo i ricorrenti, non garantisce il rispetto dell’anonimato. Si muove l’intero apparato politico-istituzionale. Direzione Regionale, Ministero e Regione Lombardia si fanno promotori di iniziative legali pur di arrivare, nel più breve tempo possibile, al riconoscimento dei diritti dei vincitori. I tempi però si allungano e la vicenda, ancora oggi irrisolta, va avanti tra alterne speranze, mentre si è in attesa di conoscere il parere definitivo del Consiglio di Stato. Un caso da manuale amministrativo può essere considerato, invece, quello della regione Toscana dove tutto sembrava procedere bene. I presidi vincitori già da settembre vengono immessi in ruolo e assegnati su sedi vacanti. Ma qualche settimana fa arriva la doccia fredda. Il Tar Toscana, dopo aver esaminato i ricorsi, annulla il concorso. A questo punto una domanda è lecita: che valore giuridico hanno tutti gli atti amministrativi nel frattempo firmati dai colleghi (non più) vincitori? Un bel pasticcio. Molte scuole, rimaste senza guida, vengono affidate in reggenza con tutti gli inconvenienti che questo istituto straordinario, oramai diventato ordinario, comporta. Intanto nasce il governo Letta e alla Minerva s’insedia il nuovo Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Su di lei si concentrano le aspettative sulla soluzione ai numerosi problemi della martoriata scuola: tagli, reclutamento, precari, edilizia scolastica, tourn-over, sono i più urgenti sul tappeto. In più di un’occasione il Ministro ha avuto modo di sottolineare che «la scuola è importante e deve essere una priorità» nel nostro sistema sociale, educativo ed economico «per dare un futuro al Paese». Quello del Ministro dell’Istruzione è un ruolo difficile di questi tempi destinati a rivedere spese e investimenti, ma come sempre accade in simili frangenti, la scuola è uno di quei settori dove più si concentra l’attenzione dei ministri economici per cercare certe soluzioni che altrove è difficile trovare. Fa bene il Ministro Carrozza a sottolineare l’importanza della scuola in una società civile che vede nelle future generazioni la speranza del cambiamento e della crescita sociale e civile di un popolo. E’ pur vero che la scuola da che mondo e mondo è sempre stata un elemento di dibattito e di controversie tra modi diversi di viverla e sentirla. Se oggi si ricorre ai ricorsi giudiziari e ai Tar, ai tempi dell’antica Atene, non esistendo un ministro dell’istruzione, si ricorreva alle delazioni, ai pettegolezzi e alle maniere spicce. La scuola di Pitagora, ad esempio, veniva considerata una scuola settaria al punto da provocare un acceso dibattito tra i cittadini di Crotone sui metodi di insegnamento. Sbrigativo fu l’esito finale. Discenti e maestri cacciati via o finiti a bastonate. Di diverso tenore furono i problemi legati alla scuola di Protagora «il divo» dei giovani. Si accedeva mediante una sorta di test d’ingresso oggi alle superiori non consentito. Lui si sceglieva gli allievi. I suoi metodi di insegnamento erano apprezzati e le famiglie finivano per indebitarsi pur di mandare i figli alla sua scuola. Difeso dalle classi elitarie, era contestato dalle classi meno abbienti. Su quella di Epicuro, poi, ne dissero di tutti i colori. I pareri erano diversi e contrastanti. Per alcuni fu un innovatore, per altri uno a cui piaceva familiarizzare con schiavi e prostitute. Per Cicerone quella di Epicuro era «un giardino di piacere, dove i discepoli languivano in mezzo a raffinati godimenti» e questo solo perché la sua scuola era frequentata anche da ragazze. Personalmente credo che sia stato un precursore delle classi miste. Per molti era una scuola interessante dove «si impartivano diversi insegnamenti: matematica, logica, etica, astronomia, fisica, politica e altro ancora» Quest’“altro ancora” mi intriga. Vedrò di approfondire.

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