«L’Inghilterra - amava ripetere Napoleone Bonaparte - è una nazione di bottegai». Chissà se Andrew Roberts, storico e giornalista britannico, citerà anche questa massima nel documentario su Napoleone che ieri mattina l’ha portato sotto il ponte urbano di Lodi, teatro della battaglia che nel 1796 permise all’imperatore dei francesi di ricacciare oltre Adda gli austriaci in ritirata.
Sarebbe stato bello chiederlo direttamente a lui, ma è risultato impossibile: vietato avvicinarsi al set, vietato perfino sostare nei pressi, come «gentilmente» suggerito dagli occhiacci del regista - David Barries - e da un «What do you want?» chiesto in tono non proprio british. Nemmeno parlare era consentito - «I microfoni sono sensibilissimi» - e l’unico modo per fermarsi a curiosare era appiattirsi contro il muro delle scuole Gorini, zitti e immobili per tutta la durata del ciak. Peccato che da questa posizione, l’unica cosa che si poteva vedere di Andrew Roberts era la punta del suo ombrello, sotto la pioggerellina londinese che ha cominciato a scendere verso le dieci di ieri mattina.
Il set, infatti, era collocato più in basso rispetto alla sede stradale, sull’argine del fiume: Roberts sul gradone più vicino all’acqua, in alto il regista, accompagnato da un assistente di scena, un microfonista con giraffa e un operatore, nascosto sotto un telo antipioggia. La sua telecamera inquadrava alternativamente il ponte e la piarda, Roberts muoveva le labbra ma la distanza ha impedito ogni decifrazione. Qualunque cosa Roberts stesse dicendo, gli si può prestar fede ciecamente.
Non è la prima volta, infatti, che Roberts si occupa di Napoleone: nel 2005 ha pubblicato il saggio Waterloo: Napoleon’s Last Gamble, uscito anche negli Stati Uniti con il titolo Battaglia per l’Europa moderna. Da qualche settimana è tornato sull’argomento per le telecamere della Bbc, che a partire dal 2014 trasmetterà a puntate il suo nuovo documentario, dedicato alla Campagna d’Italia. Dopo Lodi, la troupe si sposterà a Mantova, sulle tracce lasciate dal condottiero in questa e altre città della penisola.
Ma come lo stesso Napoleone scrisse, «Fu solo nella serata di Lodi che cominciai a ritenermi un uomo superiore, e che nutrii l’ambizione di attuare grandi cose che fino a quel momento avevano trovato posto nella mia mente solo come un sogno fantastico».
Silvia Canevara
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