Aggirandoci tra le sale di Cascina Roma un pensiero ci accompagna: sono tempi felici, quasi “facili”, per la satira: il materiale non manca. In mostra, al piano nobile della galleria, c’è la bella mostra Novello: un signore di buona famiglia¸ rassegna che espone una selezione delle migliori vignette presentate all’ultima edizione del premio internazionale di umorismo e di satira organizzato a Codogno in onore del grande Giuseppe Novello. Lele Corvi e Amedeo Anelli, direttori del premio e a San Donato curatori della rassegna, dimostrano che in questi tempi di spread, disoccupazione, hi-tech che avanza (e pare ucciderci) e insicurezze varie, una risata - forse - ci salverà. L’edizione 2012 del Premio Novello presentava un tema, quello del censimento, su cui molti autori hanno saputo ironizzare con garbo: dalla complessità della compilazione, all’esclusione degli immigrati, dal bamboccione che non vuole scrivere “disoccupato” nella qualifica, alla richiesta alla disorganizzazione generale della raccolta di dati on line.
Stefano Magnani - premiato nella selezione del pubblico - ci restituisce una vignetta con un signore dotato di tanto modello Iso9000 mentre Giovanni Soria scherza su Imu, censimento e Vaticano in un disegno di forte attualità. Il bravo Lamberto Tomassini così come Guido Clericetti sono fulminanti nelle battute dissacranti contro un Paese che perde pezzi e c’è chi come Mario Fusi, anticipando la rottamazione di questi mesi, propone una raccolta differenziata per i politici. Antonio Calabrese è sottile, e abile con la matita.
Insomma si ride e si sorride osservando i lavori selezionati in mostra, ma non è tutto. Anelli, direttore di «Kamen», ha regalato al premio un respiro internazionale che emerge con forza dalle opere esposte: colpiscono, per la maturità del tratto, l’originalità grafica e la forza delle immagini, le tante penne iraniane che hanno partecipato al concorso. Ironizzano sulle carceri del loro Paese, come Pooya Abdolce, o sui kamikaze, come Faizi Mojtaba.
Un nutrito gruppo di illustratori arriva anche dall’Est: usano a volte la china, a volte l’acquarello. Tutti sono accomunati da una irriverenza e da un senso del grottesco che più raramente si ritrova nei colleghi italiani.
Si scherza sui petrodollari, sulle donne con il burka, sui militari-marionette, su uno Stato che è come un drago che succhia il sangue, su code che paiono quelle per i campi di sterminio: ha un sapore più drammatico la satira che arriva (Cina compresa) da quei Paese in cui la libertà di espressione non è garantita. Lele Corvi, abile illustratore di vizi e virtù degli italiani sul «Cittadino» e sul «Corriere della Sera», e il poeta Amedeo Anelli hanno ricostruito con questa mostra lo spaccato di un’epoca in crisi, in Italia come all’estero.
La satira, quel guizzo che balena nella mente di autori capaci di racchiudere in un disegno l’assurdità del vivere quotidiano, pare davvero una boccata di ossigeno. Anzi, una interessante lente di osservazione per non finire, dritti dritti, nella prossima vignetta.
Francesca Amè
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