Cultura
Lunedì 07 Novembre 2011
Al Viale torna l’opera sullo schermo
“Madama Butterfly” chiude il trittico di Puccini
n Martedì sera (alle 20), sullo schermo del cinema del Viale si conclude con Madama Butterfly il trittico pucciniano iniziato con Turandot e Bohème: tre opere registrate in alta definizione la scorsa estate durante il Festival Puccini di Torre del Lago e ora, grazie all’invio satellitare in contemporanea europea di Microcinema, trasmesse sul grande schermo in tutte le sale non solo italiane che aderiscono a questo esperimento ormai collaudato. Si potrà finalmente assistere (e per la Butterfly è la prima volta “in digitale”) al tragico amore fra la giovane geisha Cio-Cio-San (in inglese Madama Butterfly), interpretata da Sakiko Ninomiya, e l’ufficiale della Marina degli Stati Uniti Pinkerton, al quale presta la sua magnifica voce il giovane tenore torinese Massimiliano Pisapia. Uscito nel 1900 dal trionfale successo romano di Tosca, Puccini aveva preso in considerazione numerosi progetti, proposti dal suo abituale collaboratore Luigi Illica: da Tartarino di Tarascona a Notre Dame de Paris. Ma niente riuscì a cancellare l’impressione suscitata dal dramma Madame Butterfly, visto dal musicista a teatro a Londra, tratto da un racconto di John Luther Long, ridotto ad atto unico da David Belasco, uno dei più abili uomini di teatro americani, a cui Puccini ricorrerà anche per La fanciulla del West, subito dopo aver scritto Butterfly. La drammatica storia della giapponesina sedotta, abbandonata e suicida era una vicenda umana che gli consentiva di esplicare tutta la sua capacità di commuovere, alla quale le platee di tutto il mondo, allora come oggi, difficilmente riescono a sottrarsi. A stimolare la fantasia musicale di Puccini fu anche l’ambientazione esotica, quell’estremo Oriente che, allo scadere del secolo XIX, aveva sostituito - nella moda letteraria e teatrale - le turcherie in voga nel Settecento e in età rossiniana. In quegli stessi anni cominciavano a subire la suggestione delle atmosfere giapponesi anche i pittori dell’Art Nouveau e della Secessione viennese. La cornice orientale, dunque, affascinò intensamente il compositore, tanto che volle documentarsi con puntiglio filologico sulle musiche e sugli strumenti giapponesi, giungendo addirittura a citare più di una decina di temi autentici nella nuova partitura. Per la recitazione, Puccini seguì i consigli di una specie di Sarah Bernhardt nipponica, la celebre Sada Jacco; per le usanze e gli oggetti di scena ricorse alle indicazioni della moglie dell’ambasciatore giapponese.
Iniziata nel 1901, l’opera debuttò nel 1904 alla Scala, e inaspettatamente fu un fiasco clamoroso. Sottoposta a un’accurata revisione, la Butterfly trionfò infine a distanza di appena qualche mese a Brescia, e da quel momento diventò in breve volgere di anni una delle partiture più rappresentate di tutta la storia dell’opera. L’allestimento registrato al festival pucciniano che verrà trasmesso a Lodi martedì prossimo è diretto da Valerio Galli: viareggino, poco più che trentenne, ha al suo attivo una serie di successi in tutti i teatri del mondo, per lo più legati a opere pucciniane, che costituiscono la sua più autentica passione. La regia è di Takao Okamura.
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