ARTE La mostra sul Liberty, una bella occasione per visitare Torino
Fino al 10 giugno 2024 nella sala Senato di palazzo Madama
Lasciato a un frettoloso colpo d’occhio l’ambiente, la sala Senato di palazzo Madama, ove fu promulgato lo Statuto Albertino e che accoglie fino al 10 giugno 2024 la mostra “Liberty. Torino Capitale”, può apparire, nel suo circolare allestimento, povero e chiuso in un’idea di “si poteva fare di più”. Questo come detto può dettare errati convincimenti a un osservatore disattento, se non superficiale. Quando al contrario vi è nella curatela di – e vale la pena citare l’intera squadra curatoriale – Beatrice Coda Negozio, il cui saggio d’apertura in catalogo (edito da Silvana Editoriale) rappresenta per le prospettive inedite e l’incipit sorprendente, una vera introduzione alla mostra, Roberto Fraternale, Carlo Luigi Ostorero, Rosalba Stura, Maria Carla Visconti, l’esplorazione a tutto tondo di un fenomeno come il Liberty o Floreale (per restare in ambito italiano), negli ultimi tempi oggetto di nuovi studi e scoperte. Nel caso specifico, al di là di considerazioni politiche e istituzionali della nuova Italia, è proprio il capoluogo sabaudo a essere protagonista, personaggio in più, con la sua geometrica urbanistica, i palazzi, i monumenti, persino luoghi di servizio come i cimiteri, di questo stile che abbracciò più ambiti interdisciplinari e artistici tanto da creare un nuovo modo di far arte e di far diventare arte l’artigianato e non solo di lusso. Si pensi solo agli allestimenti d’interni, all’arredo di attività commerciali, alla visibilità di vetrine, nonché all’utensileria quotidiana. Tutto questo si affastella in modo apparentemente casuale nell’impaginato visuale della mostra. In quel lasso di tempo tra la fine dell’Ottocento e i primi anni dieci del ‘900, coincidente anche con la fulgida epopea della Bella Epoque, l’Arte e le cosiddette arti applicate subirono una vera e propria rivoluzione, dovuta anche al progresso tecnologico e a mutate condizioni della società del tempo. Dunque, sì, vale la pena una visita a Torino e usare la mostra come guida per una passeggiata in città.
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