Arte ritrovata: la “Deposizione” della parrocchia di San Bernardo
Il restauro ha permesso di ricostruire la storia della tela firmata da Loris Goldstaub custodita a Lodi
La data, 1928, era scritta sul risvolto della tela. La firma dell’autore era nascosta nell’angolo di sinistra: Loris Goldstaub. Una Deposizione, il quadro ricevuto in dono dalla parrocchia di San Bernardo in Lodi: Cristo morto viene deposto mentre si intravvedono le croci dei due ladroni, con i piedi di uno di loro. Al centro di tutto, la mano del crocifisso piagata dal chiodo che l’ha trapassata.
Del restauro della tela si stanno occupando le restauratrici Silvia Tansini e Chiara Canevara del laboratorio “La Fenice”, in via Gaffurio a Lodi. «Il tessuto si presentava deformato, depolimerizzato. Abbiamo staccato il telaio, foderato incollando nuovo tessuto, poi riancorato al telaio – spiega Chiara Canevara -. Ora procederemo con stuccatura, reintegrazione pittorica e verniciatura finale».
In ogni restauro c’è una parte di conservazione, recupero, e una parte estetica, più visibile. «Qui abbiamo anche tolto la vernice di un restauro precedente, aggressiva – afferma Silvia Tansini -. Occorre la reintegrazione pittorica senza sovrapporsi all’originale. Ogni quadro ti restituisce un pezzo di cultura, al di là del valore economico. Questo ci ha colpito. L’autore è nato a Mantova nel 1905 quindi è opera giovanile, può averla dipinta a Firenze o a Milano quando faceva l’Accademia di Brera. Lui era di origine polacca, nel 1943 fu l’unico sopravvissuto ad una retata».
Una storia particolare, quella di Goldstaub (che ha insegnato anche a Cannobio, sul lago Maggiore, e a Zara e fu disegnatore tecnico al Genio civile fino al 1937). A portarla alla luce è stato il parroco di San Bernardo, don Guglielmo Cazzulani. «Goldstaub era di religione ebraica. A Bologna insegnava disegno – racconta -. Nel 1938 viene espulso dalla scuola pubblica a seguito delle leggi razziali. Si trasferisce nella scuola ebraica, gestita dalla comunità israelitica. Il mattino del 7 novembre 1943 soldati nazisti e militi fascisti irrompono in casa e arrestano padre, madre e sorella». Lui si salva semplicemente perché non c’è. Poi si rifugia dalla fidanzata, un fruttivendolo lo avverte che è ancora ricercato. Pasqua Basevi, Zevulun detto Gino e Clotilde Goldstaub furono tra i 114 ebrei di Bologna caricati in piazza Grande su un camion, poi su un treno per Auschwitz dove furono uccisi subito. Testimonianze si trovano in “Barbarie sotto le due torri. Leggi razziali e Shoa a Bologna”, disponibile anche sul web.
Dice don Guglielmo: «È stato bello ricevere questo dipinto. Si tratta di un elemento tipico della storia dell’arte, ma chi l’ha composto ha vissuto dal di dentro un dolore terribile. Sembra quasi una profezia di quello che sarebbe successo. La speranza è che ci ricordi sempre che ogni dolore umano è stato visitato da Dio, che c’è una giustizia e qualcuno che darà riscatto alle lacrime innocenti».
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