Sogna di fare il regista e lavora per costruirsi una carriera da attore. Salvatore Sclafani ha una passione forte come molti suoi coetanei, le idee chiare e il talento che intanto gli ha aperto le porte della Mostra del cinema di Venezia, dove debutterà giovedì 30 al fianco del regista Pasquale Scimeca che lo ha diretto nel cortometraggio intitolato Convitto Falcone, inserito fra gli “Eventi speciali” del festival. Palermitano, 19 anni, Salvatore abita da pochi mesi a Lodi dove si è trasferito con i genitori che hanno aperto un ristorante pizzeria in via Castelfidardo, «dove lavoro anch’io dando una mano a loro - racconta - in attesa di organizzarmi con i miei progetti artistici che voglio portare avanti anche in questa città che è ancora nuova per me». Intanto il presente lo porta a Venezia, sulla passerella della 69esima edizione del festival, dove sfilerà con Donatella Finocchiaro, Guja Jelo, David Coco, Enrico Lo Verso e con il regista Scimeca che lo ha scelto per il ruolo di Antonio, il ragazzo protagonista del suo film dedicato alla memoria di Giovanni Falcone, che ha avuto già un’anteprima nel maggio scorso con la proiezione di alcune scene alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Un grande orgoglio» racconta Salvatore che ha partecipato a quella giornata palermitana e anche all’appendice serale della Partita del cuore che completava la rievocazione antimafia. La parte interpretata da Salvatore nella pellicola è quella di Antonio, il protagonista della storia, che il regista racconta bambino (interpretato da un altro attore) e ragazzo (con il volto di Salvatore), quando ormai ventenne ricorda (e racconta con la sua voce recitante fuori campo) l’esperienza trascorsa al Convitto Falcone, il collegio che lo stesso giudice palermitano aveva frequentato. «È un film che ha una forte morale - racconta Salvatore accennando ai contenuti che già il regista aveva presentato in questi termini -, una storia in cui si riscopre forte il valore della scuola, dell’educazione e della figura di Giovanni Falcone».
Che è stato ucciso nel 1992 quando Salvatore ancora non era nato... «Ma io ho sempre sentito parlare molto di lui - racconta -: in famiglia, a scuola. La mia educazione è stata profondamente improntata su questi valori». Tanto che il primo cortometraggio diretto da Salvatore, realizzato nel 2011 (e che si può trovare su youtube), si intitolava C’era una volta la mafia e (oltre alla citazione di Sergio Leone nel titolo e nei colori) raccontava una storia di boss e picciotti, vista dal cuore della sua terra di nascita, la Sicilia.
«Ho vissuto e studiato a Palermo - racconta Salvatore -, ho sempre avuto la passione per la recitazione e a 15 anni sono entrato alla scuola di recitazione del teatro Crystal diretta da Mario Pupella. Da lì è partito tutto, i corsi di dizione, le esperienze in teatro e poi i primi cortometraggi». Che Salvatore dirige e interpreta, perchè la vera passione è quella della regia: «A dir la verità in quello che sto completando, e che si intitola To dinner with love sono solo regista, perché preferisco concentrarmi su quello e voglio avere il pieno controllo senza dover stare anche davanti alla camera. Mi piace il modo di girare di Tarantino e anche l’idea di un cinema che non debba per forza essere schiavo delle regole commerciali he impongono di fare sempre commedie leggere che piacciono al pubblico». Idee chiare dunque, e le doti di talento che lo hanno portato a recitare in un film francese (Si c’est une île, c’est la Sicile diretto da Arnold Pasquier) e nel film di Scimeca che lo fa debuttare al festival di Venezia: «Non ci sono mai stato alla Mostra, nemmeno da spettatore - racconta -, e sono molto curioso ed emozionato. Sarà sicuramente una grande esperienza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA