Cultura
Giovedì 28 Maggio 2015
Bignardi e la forza delle donne
«Ho scoperto la storia di Santa Rita e ho trovato una figura interessantissima e capace di tutto: per me rappresenta la capacità femminile di riprendere in mano il destino, facendo miracoli»
Daria Bignardi
Conversazioni d’autore
Questa sera (ore 21), al teatro
alle Vigne, via Cavour, Lodi
La protagonista del romanzo è Mila, una donna che in apparenza ha tutto: un buon lavoro, un marito, dei figli. Ma sotto questa patina di normalità, si nasconde una figura infelice, inquieta, smarrita. Il destino di Mila cambia quando, ricoverata in ospedale, incontra Annamaria, un’insegnante laica che, come le suore, ha fatto voto di povertà, castità e obbedienza. Tramite lei Mila torna in contatto con una figura straordinaria della sua infanzia, Santa Rita, la santa degli impossibili. Proprio Santa degli impossibili (Mondadori, 2015, 112 pp, 12 euro) è il titolo del nuovo romanzo di Daria Bignardi, ospite questa sera (ore 21) al teatro alle Vigne di Lodi, di un incontro (condotto dal giornalista Paolo Foschini) inserito nel ciclo “Conversazioni d’Autore”. La giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva de «Le invasioni barbariche» tornerà in città dopo due anni: nel 2013 aprì infatti il Festival dei comportamenti umani.
La gestazione di «Santa degli impossibili» è stata molto lunga: cinque anni. Perché?
«È nato come un breve racconto su una donna che vive a Milano e si ammala, una malattia dell’anima. Poi si è aggiunto il punto di vista del marito e della figlia dodicenne. Ma l’ho finito solo quando ho incontrato la figura di Santa Rita, simbolo della potenza femminile. Nel frattempo ho scritto altri due romanzi: L’Acustica perfetta e L’Amore che ti meriti. Ma il tempo che ci ho messo a finirlo mi è servito tutto: è un libro piccolo, ma aveva bisogno di lentezza e silenzi».
Come è nata la figura di Mila, questa donna «che ha perso il filo»?
«Come sempre nascono i personaggi: da un’emozione, ma anche da Milano, la Milano più nascosta e quotidiana, una Milano di quartiere. E da un herpes. Ho immaginato una donna - che sta per compiere quarant’anni - a cui spunta un herpes, come una stigmate».
L’incontro con Santa Rita: come si è avvicinata a questa santa e cosa rappresenta per lei?
«Ho letto una preghiera a lei dedicata nel duomo di Monza e l’ho copiata perché mi sembrava molto bella e potente. Sono andata a leggere la storia di santa Rita e ho trovato una figura interessantissima e capace di tutto. Il suo volo magico nella notte per me rappresenta la capacità femminile di riprendere in mano il proprio destino, facendo a volte veri e propri miracoli».
La storia è ambientata a Milano: che rapporto ha con questa città?
«Molto affettuoso e riconoscente: ci vivo da 31 anni ormai. È una città che mi ha accolta e che un po’ mi somiglia. Come dice Mila, “Milano è come me. Sembra che non si affezioni a nessuno ma non è così: cerca di fare tutto meglio che può, nonostante se stessa”».
La rivedremo presto in televisione?
«Mi lasci godere per un po’ Santa degli impossibili e i miei incontri con i lettori, poi ne riparliamo».
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