Cascina Bruseda: un gioiello nella campagna lodigiana
A Ossago “riscoperto” un oratorio di campagna visitabile e in perfette condizioni di conservazione
Gli oratori di cascina: le chiesette costruite per garantire la vicinanza con un luogo di culto ai lavoratori agricoli delle comunità, un tempo numerosissime, sparse per le nostre campagne. Non era raro che alla casa padronale e alle abitazioni dei salariati, alle stalle e ai granai, si affiancasse nel cascinale un oratorio dove, nell’isolamento scandito dai lavori dei campi e dai ritmi della natura, la collettività potesse riunirsi in preghiera. Nel nostro territorio sono molti gli oratori sopravvissuti, consegnando al terzo millennio una storia pluricentenaria e spesso affascinante; per la maggior parte in disuso, quando non semidistrutti dal tempo, e generalmente preclusi alla visione del pubblico.
Per questo, merita di essere segnalato come splendida eccezione l’oratorio della Cascina Bruseda nel comune di Ossago Lodigiano: una “scoperta” di “Unitre-Lodi” che di fronte alla bellezza dell’architettura, delle decorazioni e del circostante scenario campestre, ha messo in programma momenti di visita e di convivialità da tenere sul posto. Le cure riservate alla chiesetta tardosecentesca dalla famiglia Sangalli ne fanno infatti un gioiello di conservazione; aperto la domenica, ciò che lo rende pressoché un “unicum” nel territorio, così che quanti si trovano a passare tra i campi e la roggia lungo la stradina fiancheggiante l’edificio, possano godere di un’esperienza capace di riportare a più lenti ritmi di vita.
“Oratorio di San Simone Stock”, si legge sull’iscrizione di fianco al portale di ingresso: una dedicazione sicuramente insolita per la nostra zona che si spiega quando, varcata la soglia, l’immagine della pala d’altare si apprende essere del Santo inglese nel XIII secolo Priore dei Carmelitani divenuto protettore dell’Ordine, effigiato mentre la Madonna gli offre lo scapolare, promessa di protezione. Nel nitore rosato dell’insieme, e nella completezza degli arredi tra i quali tre volte all’anno viene ancora celebrata la Messa, è da rimarcare l’affresco sulla parete di sinistra, forse più o meno coevo alla chiesa, e raffigurante la Madonna con Santa Elisabetta, insieme a Gesù e a San Giovannino. Sull’altra parete, un crocifisso pure secentesco e una “Via Crucis” composta da stampe dell’ottocento. Alla Madonna del Carmine era probabilmente dedicato l’oratorio al tempo della sua costruzione intorno al 1697 quando gli abitanti di Bruseda, allora comune autonomo poi annesso a quello di Ossago dopo varie vicissitudini amministrative, chiesero al vescovo di Lodi di poter erigere un oratorio.
L’intitolazione troverebbe plausibilità in ciò che scrive Giovanni Agnelli nel suo fondamentale testo del 1917, secondo cui a Bruseda possedevano i Carmelitani dell’Annunziata di Lodi, ma è ancora l’Agnelli a nominare invece l’oratorio con il titolo a Sant’Antonio di Padova. Quesiti da risolvere, vicende da ricostruire: quella dell’oratorio di Bruseda è una delle tante che si celano nelle nostre campagne, pronte a tornare alla luce con il vissuto che le accompagnano.
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