No, purtroppo “Riposo” non è il titolo un po’ naif di un film appena uscito nelle sale. Significa, molto più semplicemente e molto meno romanticamente, che per gran parte del mese di agosto tutti i cinema della provincia di Lodi abbasseranno la serranda in attesa delle novità autunnali. La chiusura “per ferie” di Cinelandia a Pieve Fissiraga, l’ultima in ordine cronologico, si è andata ad aggiungere a quelle dei tre “grandi schermi” del capoluogo, Moderno, Viale e Fanfulla; e a luci spente rimarranno anche le sale di Casalpusterlengo e Lodi Vecchio. Dunque, chi desidera gustarsi qualche nuova produzione dovrà per forza spostarsi al Multisala Porta Nova Crema o al Troisi di San Donato Milanese, gli unici cinema in zona ancora attivi. Fortunatamente a Lodi rimane l’arena all’aperto del Teatro alle Vigne, spazio suggestivo e molto frequentato che però propone film già usciti durante la stagione. «Chi gestisce un cinema oggi è costretto a combattere una sorta di battaglia civile - spiega l’assessore alla cultura del Comune di Lodi, Andrea Ferrari -. Tra video “on demand” e film scaricati abusivamente da internet è difficile reggere il confronto. I cinema stanno vivendo un momento difficile in tutta Italia, lo confermano i dati. E la chiusura estiva risponde a esigenze imprenditoriali: è difficile e rischioso dal punto di vista economico restare aperti in un periodo in cui comunque le novità scarseggiano. Anche se, è indubbio, una città senza cinema è una città più triste». Dai numeri rilevati negli ultimi anni è emerso che il cinema d’estate funziona solo all’aperto: «Anche il lancio di “blockbuster” delle grandi major nelle sale tradizionali non ha ottenuto il risultato sperato, così come il tentativo di riproporre alcuni film che durante l’anno avevano ottenuto scarsa visibilità - puntualizza Fabio Francione, scrittore, critico cinematografico e inventore del Lodi Film Festival -. Restano le arene estive, anche se, nel caso di Lodi, i dati registrati finora denunciano un calo di presenze pari al 20 per cento rispetto agli anni scorsi. In ogni caso, confrontate con quelle delle sale canoniche nello stesso periodo, le cifre sono decisamente ottime». Quali dunque le soluzioni per riportare la gente davanti al grande schermo tutto l’anno? «A mio avviso - spiega Francione - il cinema come forma di fruizione tradizionale è finito. Bisognerebbe intendere il cinema come modo per socializzare, come era stato presentato per esempio da Federico Fellini nel film Roma. A mio parere le sale dovrebbero avere tra i 50 e gli 80 posti ed essere strutturate come il salotto di casa, magari aggiungendoci dei tavolini per permettere agli spettatori anche di mangiare mentre guardano il film». Un modello forse utopistico ma necessario per restare al passo con i tempi: «Oggi il cinema è ovunque - chiude Francione -: basti pensare ai video girati con i telefonini o a Youtube. Il cinema inteso come fare film e vederli non è assolutamente scomparso, anzi, attualmente c’è una produzione fin troppo ampia. Ma bisogna rivedere il modo per mostrare questi prodotti al pubblico».
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