City blues: nuova formula per Lodi

Sarà pure un genere di nicchia, ma ai lodigiani il blues piace. Eccome: la nuova iniziativa di proporre concerti all’interno dei locali cittadini, una sorta di prologo al Festival vero e proprio che andrà in scena al teatro alle Vigne nelle serata del 10 e 11 febbraio, ha infatti registrato ripetuti “pienoni”, segno che il progetto ha colto nel segno. «Siamo rimasti sorpresi dalla grande partecipazione di pubblico - commenta soddisfatto Andrea Ferrari, assessore comunale alla cultura -. Il “Lodi city blues” è un modello interessante che intendiamo riproporre anche in futuro. Vorrei ringraziare tutti i gestori dei locali che hanno investito in questo progetto e che credo siano rimasti soddisfatti: per l’anno prossimo abbiamo già ricevuto altre due candidature. Modello esportabile anche da altre manifestazioni? Sicuramete sì, soprattutto in ambito musicale». Chi si fosse perso i primi concerti (Gnola & Billa al Wellington Pub, Guitar Ray al Calicantus, Paolo Bonfanti in Biblioteca, The Ricreos alla Clinica dell’arte e Marzapoppi blues ieri al Coffee Move) potrà comunque rifarsi con un altro “week end lungo” che offrirà altre tre esibizioni. Si riparte nel tardo pomeriggio di oggi (ore 18) con uno degli appuntamenti più attesi: presso il Lavs Café 1158 di piazzale Fiume suonerà infatti Francesco Piu, l’one man band che già più volte ha incendiato il pubblico lodigiano con le sue performance eclettiche e sempre originali. Il chitarrista di origine sarda, definito dalla critica «il futuro del blues italiano», propone una miscela esplosiva di blues, funky e soul in chiave acustica, alternando nelle sue esibizioni la chitarra acustica a strumenti più particolari come dobro, weissenborn, banjo, lap steel e armonica. Nel gennaio 2010 ha partecipato all’International Blues Challenge di Memphis come rappresentante italiano; a brevissimo uscirà invece il suo nuovo album di inediti, prodotto da Eric Bibb. Il “Lodi city blues” proseguirà poi domani (ore 22) alla Casa del Popolo in via Selvagreca: in scena The Cyborgs, due musicisti che si presentano sul palco con maschere da saldatore e che si fanno chiamare «0» e «1», come i simboli del codice binario, che rappresenta l’inizio e la fine del genere umano. Il gruppo rappresenta un vero “caso” nell’intero panorama musicale italiano: difficile infatti trovare in giro una band che faccia trasudare la stessa passione, lo stesso divertimento, la stessa bravura, la stessa ironia. Il loro disco omonimo è un caleidoscopio di emozioni e stati d’animo: brani originali che affondano le proprie radici nella musica nera dagli anni ‘30 ai ‘60, riportata ai giorni nostri e modernizzata in chiave roots. Propongono un blues molto vicino a quello delle origini, ma contaminato dai viaggi della musica nel tempo, spesso avvalendosi anche di arnesi recuperati, bidoni e tutto ciò che possa avvicinarli al suono originario del genere. L’ultimo appuntamento è in programma domenica (ore 21) al Wellington Pub di via Cavallotti: sul palco il trio capitanato dal giovane armonicista milanese Davide Speranza, gruppo che ha già partecipato a numerosi festival blues e rassegne country in giro per l’Italia.

Fabio Ravera

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