Cobra Kai
SIAMO SERIAL: prosegue il nostro viaggio nell’universo delle serie tv
Il tempo per Johnny Lawrence (William Zabka) si è fermato a quella sera del 1984 quando, durante la finale del torneo di karate, il suo avversario Daniel LaRusso (Ralph Macchio) l’ha mandato al tappeto con il famoso calcio della gru (“The Karate Kid”).
Ma cosa è successo dopo quell’incontro? Lawrence ha imparato la lezione? No, per niente. È invecchiato ma non è cresciuto: credendola vincente nonostante tutto è rimasto fedele alla filosofia violenta insegnatagli dal suo maestro di karate, è sopravvissuto a un brutto divorzio, ha un figlio che non conosce e si mantiene in una topaia con lavoretti di ogni genere.
Daniel LaRusso invece ha avuto successo in una delle attività preferite dal maestro Miyagi, gestire le auto; solo che ora non si limita a mettere e a togliere la cera sulla carrozzeria, possiede diverse concessionarie in cui vende macchine di lusso. Ha anche messo su famiglia, ha una splendida moglie, due figli e vive in una villa con piscina.
Questi due personaggi, specchio l’uno dell’altro, si incontrano di nuovo dopo anni per un puro caso e la rivalità si riaccenderà all’istante. Lawrence riaprirà il dojo del Cobra Kai e insegnerà il karate ai suoi allievi con lo stesso discutibile approccio con cui era stato insegnato a lui tanti anni prima. LaRusso farà di tutto per fermarlo in quella che, in apparenza, sembra una sfida in cui è chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi. Proseguendo nella serie però la rivalità tra i due schieramenti, che coinvolgerà anche le famiglie dei protagonisti, si farà sempre più intricata e accesa e non sarà facile scegliere per chi tifare. Siamo proprio sicuri di sapere come sono andate le cose in “Karate Kid” oppure finora abbiamo sentito solo la versione di LaRusso? Gli insegnamenti del Cobra Kai (colpisci per primo, colpisci duro, nessuna pietà) sono sempre sbagliati oppure a volte sono leciti? Il nuovo dojo del Cobra Kai diverrà un rifugio per diversi ragazzini vittime di bullismo che cercano un sensei, un maestro, che insegni loro ad affrontare a muso duro, e non solo sul piano dialettico, i loro aguzzini.
“Cobra Kai” è una gustosa serie di arti marziali, ma è soprattutto un’intelligente riflessione sulla figura del maestro che non è per nulla infallibile. Il karate diventa metafora della vita e i suoi diversi stili, aggressivo oppure difensivo, approcci che hanno conseguenze a volte positive, altre negative, quasi sempre imprevedibili. Proprio come la vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA