Cochi e Renato show alla Bpl

I lodigiani possono dormire sonni tranquilli: nel malaugurato caso in cui l’auditorium Bipielle dovesse pigliare fuoco, verrebbero senz’altro allertati per tempo da un allarme antincendio assai diligente. Lo stesso allarme che venerdì sera, mentre sul palco andava in scena lo spettacolo di Cochi e Renato Fin che c’è la salute, si è messo a suonare scambiando per fumo un piccolo banco di Nebbia in val Padana. Il vapore spruzzato sul palco all’inizio della canzone ha attivato i sensori dell’impianto, l’allarme sonoro è partito e per un quarto d’ora abbondante non c’è stato verso di fermarlo. Un breve intermezzo che ha fatto sudare freddo gli organizzatori (l’agenzia Cicci Promotion), ma che non ha infastidito i quattrocento spettatori seduti in sala, divertiti dall’imbarazzante disguido e pronti a darsela a gambe nell’eventualità che insieme all’allarme scattassero gli idranti. Nemmeno i due artisti sul palco si sono lasciati scomporre: hanno terminato la canzone nel chiasso della sirena, hanno atteso dietro le quinte la risoluzione del problema e sono rientrati in scena una ventina di minuti più tardi, ringraziando il pubblico «per la pazienza». Due signori. Nessuno, del resto, si sarebbe sognato di abbandonare la platea: lo spettacolo stava filando via troppo bene per pensare di mandare all’aria tutto per colpa di un falso allarme, troppe le canzoni e le gag ancora da ascoltare. Compresa l’immancabile E la vita, la vita, cui era ispirata la scenografia dello spettacolo - un pannello trasparente per nascondere la band dal vivo, dipinto con la sagoma del famoso ombrello che «ripara la testa» e allieta la vita. La vita forse no, ma la serata l’hanno allietata di sicuro Cochi e Renato, con la loro comicità surreale, piena di giochi di parole e doppi sensi: musica e storielle, o come dicono loro, «canzoni e ragionamenti, parole assemblate in ordine sparso per suscitare emozioni». I cavalli di battaglia ci sono tutti: La gallina, Nebbia in val Padana, Il piantatore di pellame, scritta a sei mani con Enzo Jannacci, una versione contemporanea di L’inquilino, con il premier Monti alle prese con spread e conti in rosso. Fra una canzone e l’altra, sketch per raccontare l’Italia di oggi e di ieri. E anche se le botteghe da barbiere in corso Vercelli non ci sono più, resta la voglia di ridere dei potenti e dei ciùla, di mescolare i linguaggi per farsi beffa dell’arte, tutta italiana, di far passare castronerie per verità assolute. Il gioco funziona solo se chi lo conduce lo fa con convinzione, una caratteristica che certo non manca a Cochi e Renato, nonostante i 70 anni suonati che si portano entrambi sulle spalle: tempi comici perfetti, verve sempreverde, un’ironia che sembra intelligente anche quando è bassa, proprio come la gallina dell’omonima canzone.

Silvia Canevara

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