L’incontro si chiude con un gioco a cui gli spettatori partecipano con entusiasmo da bambini: inventare, in 140 caratteri come impone la rigida sintesi di Twitter, la “regola di Lodi” per utilizzare al meglio le “piazze virtuali”, ovvero i social network. Tra le varie proposte vince la formula, poi riveduta e corretta, di un gentile signore seduto in platea: «#RegoladiLodi per i social: a mezzanotte a letto. Meglio in due. E che l’altro non sia il telefono!». Il “cinguettio”, approvato all’unanimità dal pubblico presente all’auditorium Tiziano Zalli della Bipielle city, si può leggere ora sulla bacheca di Beppe Severgnini, ospite ieri in città insieme alla giovane e brava collega Stefania Chiale per parlare dei “nuovi” spazi di incontro nati grazie alla Rete: piazze virtuali, si diceva, che però molto hanno in comune con le piazze reali. Il giornalista e scrittore cremasco, editorialista del «Corriere della Sera» e autore di numerosi best-seller pubblicati da Rizzoli, è stato tra i primi, in Italia, a capire l’importanza di Internet in tempi non sospetti. Nel 1998 ha aperto “Italians”, forum di discussione con i lettori che all’epoca si poteva definire un proto-blog; nel 2001, per Rai Tre, con la trasmissione Luoghi comuni. Un viaggio in Italia, ha condotto un’indagine su quelle che un tempo si chiamavano “chat-line”, i social network ante litteram, mettendoli a confronto con la piazza vera e propria, nel caso specifico piazza Sant’Oronzo a Lecce.
Nell’appuntamento di Lodi, inserito nel ciclo Incontri popolari organizzato dal Banco Popolare con la Fondazione Corriere della Sera, Severgnini ha tracciato un percorso, a metà tra conferenza e brillante pièce teatrale, che ha condotto gli spettatori dai primi, rudimentali luoghi di aggregazione virtuali fino ai “colossi” dei giorni nostri, i vari Facebook, Twitter, Instagram. Spazi che non hanno soppiantato quelli reali («il profumo di una ragazza non si può sentire dietro a uno schermo...») ma con i quali bisogna fare i conti, se è vero che oggi Facebook sarebbe la terza nazione al mondo per numero di abitanti. «La piazza è diventata internazionale. Le piazze virtuali ci seguono ovunque, basta possedere uno smartphone. Il punto di forza dei social network è la narrazione: lo devono capire anche i giornali». Il giornalista ha quindi spezzato una lancia a favore del “popolo della Rete”, spesso e a torto considerato come un esercito del male: «Non è la Rete ad aver creato gli idioti. Perché quando uno è cretino, è cretino». Tutto dipende da come si sfruttano le potenzialità dei social. Qualche consiglio non guasta: gli amanti di Facebook, per esempio, dovrebbero evitare l’abuso di hashtag, controllare accuratamente la punteggiatura, non raccontare ogni due minuti le proprie vicende amorose e scansare come la peste il “mi piace” ai propri post. Lo stesso, con alcune varianti, vale anche per Twitter («Siate originali, precisi, utili e stimolanti»), mentre per la mail la regola d’oro è rileggere sempre con attenzione quanto scritto e non rispondere mai d’impulso. Perché verba volant, scripta manent.
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