Dani non ha mai visto la neve. È arrivato da meno di un anno dal Togo, su un gommone, e ora sta sulle montagne del Trentino, aspettando i documenti che accertino il suo stato di rifugiato. Vive ai piedi della valle dei Mocheni (dove ha casa una minoranza linguistica che parla un dialetto tedesco oltre a quello italiano) ed è straniero in terra straniera. In questo territorio aspro ma bellissimo la sua storia si incrocia con quella di una famiglia che, come lui, nasconde una grande sofferenza placata a stento.
Si intitola La prima neve (come quella che Dani non ha mai visto) il film con cui Andrea Segre prosegue il suo lavoro di ricerca cinematografica in un territorio complesso e attualissimo: autore di documentari sul tema dell’immigrazione e del confronto tra etnie e popoli, argomento a cui aveva dedicato anche il bellissimo film precedente Io sono Li, Segre è un regista raro di cui è facile innamorarsi. E anche questo suo nuovo film appartiene in qualche maniera a questa “categoria”.
Fragile come la neve, appunto, la sua storia ha tutto per conquistare: in particolare dopo un inizio bellissimo sono grandi le aspettative che solo in parte vengono deluse. Dani che sulle montagne incontra la famiglia del piccolo Michele, da poco rimasto senza padre, e che vive con la mamma Elisa e con il nonno Pietro da cui inizierà a lavorare. Dani che non vuole a sua volta essere padre e che non desidera nemmeno restare in Italia. È un film sulla “casa” La prima neve, un film sull’identità e sull’appartenenza a una terra. Segre conosce bene entrambi gli argomenti e li sa “maneggiare” con la dovuta cura. Parla in maniera corretta di argomenti complessi senza apparire retorico o banale. Affronta il tema dell’immigrazione e dei rifugiati come ha già saputo fare in passato anche con un gusto visivo non comune. Filmando i grandi spazi della montagna che diventano a loro volta un personaggio a parte, spesso in opposizione ai protagonisti in carne e ossa. Paradossalmente, ed è un grande peccato, quello che gli sfugge, la parte che non riesce a sviluppare, è quella dei legami familiari. Purtroppo in fase di scrittura sceglie di spiegare troppo quando prova a risolvere le diverse storie, e finisce per incasellare gli argomenti in maniera eccessivamente schematica per portarli a conclusione. Resta invece il bellissimo confronto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda (e che spesso lo rifiuta). Un argomento tristemente attuale che Segre tratta con grande rispetto.
PRIMA VISIONE Dani non ha mai visto la neve. È arrivato da meno di un anno dal Togo, su un gommone, e ora sta sulle montagne del Trentino, aspettando i documenti che accertino il suo stato di rifugiato. Vive ai piedi della valle dei Mocheni...
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