“Dark”: benvenuti sul lato oscuro
SIAMO SERIAL: Il nostro viaggio nell’universo delle serie tv continua con uno dei grandi successi di Netflix
Winden è una tranquilla cittadina tedesca stretta nell’abbraccio di una profonda foresta a cui fanno da contraltare le torri di raffreddamento di una centrale nucleare e gli alti tralicci della corrente. Nel sottosuolo del bosco serpeggia un labirinto di caverne che, qua e là, spalancano le loro bocche mute su più di un segreto. È qui che si svolge “Dark”, riuscitissimo serial tedesco di fantascienza giunto alla sua terza e ultima stagione su Netflix.
A Winden nulla sembra cambiare e, perlomeno in superficie, non accade mai niente ad eccezione delle misteriose sparizioni, che ricorrono ogni trentatré anni, di alcuni ragazzini. Queste sparizioni colpiranno in particolar modo quattro famiglie: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler e i Tiedemann. I rapporti tra queste famiglie sono molto più intricati di quanto sembra e, per essere compresi, richiederanno allo spettatore uno sforzo di attenzione che verrà però ampiamente ripagato.
Su tutto incombe l’ombra minacciosa della centrale nucleare, un tempo fonte di benessere e lavoro per l’intera comunità, ora ingombrante fardello del passato da smantellare in favore di fonti di energie meno inquinanti (e sull’impatto ambientale della centrale non tutto è in ordine come si vorrebbe far credere).
A complicare la situazione già intricata ci sono i salti nel tempo di alcuni personaggi diventati, volontariamente o meno, viaggiatori extratemporali. Perché questo fenomeno succeda solo a Winden e quale sia il ruolo delle grotte è un enigma che si svelerà molto lentamente nel corso delle tre stagioni.
È il destino il vero protagonista di “Dark”, immutabile e inevitabile nonostante i tentativi dei personaggi di cambiarlo anche modificando il passato. La fantascienza si presta a una riflessione molto interessante sul libero arbitrio: nella serie quello che deve succedere succederà inevitabilmente, esiste un disegno superiore insensibile alla volontà degli uomini che prevede ogni cosa, viaggi temporali compresi. La possibilità di scegliere il proprio destino è dunque solo l’illusione di chi non può vedere il quadro generale?
“Dark” è una prova di maturità riuscita. La produzione tedesca è curata in ogni suo aspetto: dalla sceneggiatura (una storia corale sviluppata su diverse linee temporali) complessa e affascinante, alla regia che, tra le altre cose, esplora le infinite e affascinanti possibilità evocative della simmetria nella composizione delle inquadrature, fino alla recitazione di un cast che funziona come un orologio.
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