Cultura
Lunedì 07 Aprile 2014
D’Avenia, giovanissimi in tripudio
«Siete diversi l’uno dall’altro: ognuno di voi è unico. Sul mondo sono passati 80miliardi di persone e nessuno ha le impronte digitali uguali a un altro: è perché ognuno deve lasciare un’impronta unica»
Tra un consiglio e una riflessione, una poesia e un mito, D’Avenia ha raccontato dei suoi genitori e degli altri grandi maestri della sua vita: dal professore che gli prestò il proprio libro preferito, e gli fece capire che sarebbe diventato insegnante, fino a don Giuseppe Puglisi, suo professore di religione a Palermo: «Lui mi fece capire, invece, il modo con cui avrei dovuto fare l’insegnante: dedicando alle persone tutto il tempo di cui avevano bisogno». Il giovane di 36 anni che stava sul palco, infatti, prima di essere scrittore è appassionato professore delle scuole superiori. «Fare il professore è un mestiere impagabile, è la mia vocazione» ha detto, e ha dato anche qualche idea agli insegnanti presenti: «Ripeto sempre che la bellezza salverà il mondo; noi professori certe volte ne abbiamo paura, e invece dovremmo lasciarla parlare». Come esempio ha portato l’Odissea: «È il testo più importante della letteratura occidentale. Leggiamolo in classe per intero, e non a brani. E così anche i Promessi sposi: con le antologie e le analisi del testo siamo riusciti a far tacere la bellezza di un grande romanzo». D’Avenia, che al termine della serata ha ricevuto il premio “AttivaMente 2014”, ha offerto un’infinità di spunti di riflessione su come vivere un’età importante della vita, e ai più grandi ha ricordato che vale la pena di essere sempre un po’ adolescenti: «L’adolescenza è il momento in cui non ci accontentiamo del mondo e vogliamo cambiare quello che non va. Non si tratta di fare il Peter Pan, ma di un atteggiamento che è bene conservare anche da adulti».
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