Il portone “misterioso” di via Triulzana è stato aperto, e il nucleo fondante di San Donato si è svelato alla città. L’“open day” della cascina Moro, organizzato domenica scorsa dal Fai (Fondo ambiente italiano), ha riscosso grande successo, soddisfacendo le curiosità di una significativa fetta di sandonatesi che, percorrendo la strada che diparte dalla rotonda di via De Gasperi, hanno sempre respirato il profumo medievale emanato dalla cinta muraria e dal possente portone della residenza, senza poterne tuttavia mai varcare l’affascinante soglia.
Grazie a un’iniziativa organizzata in collaborazione tra il Comune e l’associazione nazionale di tutela del patrimonio artistico e ambientale, il cui punto di riferimento per il Sud-est Milanese è peraltro a cascina Roma (dove i suoi soci si riuniscono ogni sabato pomeriggio tra le 16.30 e le 18) i visitatori hanno potuto ammirare la corte e il giardino della cascina, oltre a godere di una mostra fotografica, mentre per gli iscritti al Fai è stato possibile anche accedere alla casa patronale. Pezzo forte del pomeriggio, la conferenza tenuta dalla dottoressa Maddalena Moro, studiosa ed ereditiera della proprietà, che ha intrattenuto la settantina di presenti con una dettagliata spiegazione sulla storia dell’edificio d’epoca bassomedievale che è stato, storicamente, il fulcro del circostante borgo Triulzo.
La relatrice ha mostrato documenti d’epoca e mappe catastali settecentesche, con l’obiettivo di testimoniare come il borgo possa essere considerato, fondamentalmente, il punto d’origine di San Donato, il cuore di un’area che solo con la sua elezione a sede degli uffici Eni ha man mano assunto la forma e il senso di città. Prima che ciò accadesse, proprio cascina Moro fungeva da baricentro del territorio. Per poi venir relegata, con l’esplosione demografica e l’urbanizzazione, a residenza privata situata in un angolo di San Donato che, in virtù della sua ubicazione nelle vicinanze della metropolitana e dell’accesso alla tangenziale, viene percorso quotidianamente da una grande quantità di cittadini.
Tant’è che la sua apertura non ha mancato di suscitare la curiosità non solo degli appassionati ma anche di casuali passanti, segnando la buona riuscita della collaborazione con un’istituzione, il Fai, che proseguirà in futuro nel corso di altre iniziative volte a rievocare la storia dei gioielli storici e culturali presenti sul territorio sandonatese.
Riccardo Schiavo
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