“Dune” firmato Villeneuve: sì, questo è il cinema
Un kolossal da 165 milioni di dollari che vince la sfida di riprendere la monumentale opera di Frank Herbert già adattata da Jokorowsky e da Lynch
Ridefinire per cortesia il concetto di “film evento”. Quando il direttore Alberto Barbera, presentando il programma 2021, ha annunciato l’anteprima mondiale (fuori concorso) di “Dune” a Venezia 78 l’impressione di trovarsi davanti a un appuntamento “unico” era scontata. Ma adesso, a film passato in sala, l’emozione - se è possibile - si è anche amplificata.
A Denis Villeneuve piacciono le sfide. Così, dopo aver riportato in vita “Blade Runner” il regista canadese ha accettato una prova ancora più impegnativa: riprendere la monumentale opera di Frank Herbert già adattata per il cinema da Jokorowsky e da David Lynch. Ed eccolo finalmente il “Dune” del regista di “Arrival”, imponente e allo stesso tempo introspettivo, complesso anche se quella che vediamo ora (e che arriverà in sala il 16 settembre) è “solo” una prima parte di una saga che a questo punto seguirà.
Si torna quindi sul pianeta Arrakis, dove la casata degli Atreides e gli spietati Arkonnen sono in lotta per il dominio di questo angolo di galassia, contendendosi in particolare la risorsa più importante, la Spezia vitale che si trova tra le dune di questo pianeta. Dopo aver dominato i mari e la terra la sfida è guadagnare il controllo dei deserti, vincendo nemici arrivati da altri pianeti e la resistenza arroccata tra le sabbie di Arrakis.
“Dune” è molto di più di un film di fantascienza, così come lo è l’opera di Hebert, articolata, filosofica, difficile da chiudere in una sola categoria di genere. Villeneuve la trasforma in un kolossal costato 165 milioni di dollari che unisce spettacolo e cinema all’ennesima potenza. Scenari impressionanti, movimenti di macchina e riprese che passano dal totale al particolare, dalle macchine volanti ai volti dei protagonisti che custodiscono segreti e poteri che i lettori dell’opera già conoscono. L’impresa sta proprio nel sorprendere loro, gli appassionati del genere e i fan di Herbert, vincendo anche la sfida con una versione personale come quella del visionario Lynch datata ormai 1984.
Riesce nell’impresa Villeneuve? Superata l’incertezza iniziale per l’effetto “saga” bisogna dire di sì. Timothée Chalamet guida un cast impressionante (Oscar Isaac, Rebecca Ferguson, Jason Mamoa, Josh Brolin) che aiuta nell’impresa, ma il resto lo fanno le visioni e la mano del regista che mette i brividi quando vuole seminare il terrore degli Arkonen e fa emozionare quando prepara la crescita dell’eroe degli Atreides. In una parola: questo è il cinema.
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