È simpatico e vivace ma anche un po’ scorbutico e impacciato, Scrat, quell’alchimia divertente fra uno scoiattolo e un topo, ha fatto innamorare gran parte dei bambini che, da oltre dieci anni, seguono le sue rocambolesche avventure nella saga cinematografica L’era Glaciale .
In queste settimane è ritornato nelle sale con il quinto episodio L’era Glaciale: in rotta di collisione, re d’incassi ai botteghini italiani. Pochi sanno che le espressioni e gag di Scrat hanno preso vita dalla penna e dalla tastiera di Emanuele Pavarotti, animatore italiano, melegnanese per la precisione, che grazie al talento e tanta passione ha conquistato la stima di Chris Wedge, premio Oscar e fondatore dei Blue Sky Studios Greenwich (Connecticut) studi cinematografici specializzati nella produzione di film d’animazione.
«Ho iniziato a lavorare a L’era Glaciale 5 quando buona parte del team di animazione, di cui faccio parte in Blue Sky, era ancora impegnato nel film sui Peanuts – racconta il 36enne Emanuele -. Ho fatto studi su Gavin e Roger, i dinosauri uccelli e ho animato diversi personaggi fra cui Scrat... probabilmente il personaggio più celebre uscito da Blue Sky Studios e decisamente il mio preferito! Quando si anima un personaggio del genere ovviamente si deve studiare cosa hanno fatto gli animatori nei film precedenti: c’è una certa eredità che bisogna conoscere. Poi ho pianificato le sue gag, le pose principali e ho buttato giù tutte le idee che volevo realizzare con degli schizzi. Una volta approvati dal regista li ho animati al computer e ho rifinito il movimento, le pose, i tempi comici del personaggio».
Nelle rocambolesche avventure di questo preistorico scoiattolo si fondono creatività e tecnologia, sentimentalismi e fantascienza, come un trait d’union che appassiona grandi e piccoli. «L’animazione è un mezzo in grado di creare un mondo che lo spettatore non ha mai visto, è importante che continui ad essere innovativa, che continui a creare un senso di stupore – sottolinea l’animatore melegnanese -. Per fare questo mestiere il talento è importante ma ancora di più sono la costanza e la determinazione, non ci sono scorciatoie e bisogna avere il coraggio di portare avanti le proprie idee anche se non convenzionali».
Emanuele è cresciuto proprio a Melegnano dove ha frequentato gli scout, si è diplomato al liceo artistico Callisto Piazza di Lodi per laurearsi poi in Pittura all’Accademia delle Belle Arti di Brera.
«Sin da piccolo avevo un grande interesse per la computer grafica e ho sempre seguito con attenzione la crescita dei programmi di grafica. La curiosità per il cinema d’animazione è nata un giorno, per caso, mentre camminavo per Milano e mi sono fermato a osservare uno schermo, in un negozio di televisori, dove trasmettevano A Bug’s Life, quelle immagini erano incredibili!». Un colpo di fulmine che ha dato vita all’incontro perfetto, quello fra il mondo fantastico dei film d’animazione e il talento creativo di un giovane italiano.
Così, concluso il percorso all’Accademia guidato dal maestro del Realismo Esistenziale Mino Ceretti, Emanuele è entrato nella società italiana di effetti speciali Ubik vfx dove è stato chiamato sul set del film La Tigre e La Neve di Roberto Benigni. «Dopo qualche anno in quello studio mi si è aperta una grande opportunità: lavorare per la Moving Picture Company di Londra; così sono partito e il primo film a cui ho lavorato lì è stato Narnia 2, seguito poi da Harry Potter 5. Dopo 4 anni a Londra avevo voglia di cambiare, così ho mandato il mio demo reel (una presentazione) alla Blue Sky e fortunatamente in quel periodo cercavano animatori come me». La Blue Sky cercava un giovane brillante come Emanuele, ed Emanuele desiderava entrare in un team come quello di Chris Wedge che oggi vanta uno staff di circa 120 animatori.
Il cinema d’animazione è in continua crescita, così come i suoi riscontri ai botteghini, e anche per uno studio affermato come quello di Blue Sky non è facile aver sempre pronta la carta vincente per sbaragliare la concorrenza, per affrontare colossi come Pixar e Dreamworks; per questo Blue Sky si affida a giovani creativi su cui investe ogni giorno per ricerca e sperimentazione.
Fonte d’ispirazione per Emanuele è sicuramente la sua città adottiva, New York: «Nei ritagli di tempo mi dedico alla pittura, ballo breakdance, e lavoro con amici a un cortometraggio intitolato Kafka’s Doll. Vivere a New York mi aiuta molto, ha una forte influenza sulla mia pratica artistica».
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