“F8”, giovani fotografi al Clam

“F8” è un valore di apertura del diaframma della macchina fotografica, il “buco” da cui entra la luce per imprimere la pellicola. Allo stesso modo, gli autori che hanno esposto le loro foto al Centro di Partecipazione Giovanile del Clam (al inificio di via Fascetti a Lodi) hanno cercato di far interiorizzare la luce, il mondo per lasciare un segno delle emozioni passate attraverso l’obbiettivo. «Non è nemmeno il valore più usato - spiega Matteo Cavallari, uno dei responsabili di Clab studio, l’associazione che ha organizzato la mostra - eppure è il più diffuso tra i neofiti». Gli artisti sono infatti alle loro prime esperienze di espositori, non cercano gloria, ma semplicemente vogliono comunicare qualcosa attraverso i propri scatti.

«L’arte è un modo di pensare» secondo Silvia Gallani, che partecipa alla mostra (che rimarrà aperta fino 24 marzo): è un modo per mettere in comune le proprie idee sul mondo. Infatti, mentre certe fotografie esposte rappresentano le realtà vicine come Lodi, Milano, Cremona, altre vengono da Caserta, da New York, da Shangai: nove modi di vedere il mondo si mostrano attraverso una cinquantina di immagini. I nove artisti, oltre a Silvia Gallani, sono Paolo Iovacchini, Enrica Lauria, Andrea Macchioni, Valerio Savini, Stanislao Spezzaniga, Marco Martelli, Davide e Antonio Invernizzi. Dai ventinove anni di Antonio si scende fino a Valerio Savini, classe 1994, a indicare come questa mostra, inaugurata venerdì sera, sia stata aperta a tutti coloro che hanno «fame di fotografia», ovvero fame di rappresentare la realtà vista da una prospettiva particolare, nel tentativo di fissare alcuni istanti, forse per capirli meglio, forse semplicemente perché troppo belli per essere lasciati andare. Ciò che distingue un uomo con una macchina fotografica da un fotografo è il desiderio di dare se stesso dentro l’immagine o, come spiega Martelli «quello di assorbire, succhiare, mangiare, respirare e poi rigettare, centellinando questa sostanza filtrata e rielaborata dalla nostra mente». Questo hanno cercato di fare i nove fotografi esposti: esprimere, alla fine, se stessi.

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