Il passato torna sempre a bussare alla porta, anche se provi a metterlo da parte «giocando alla famiglia felice”: irrompe sempre e comunque a chiedere il conto. Fatale è poi quando va a braccetto con la realtà.
È impossibile scollegare la visione del nuovo episodio della saga di Fast and furious (il settimo) dai rimandi della vita vissuta: paradossale che accada proprio con uno degli action che meno inseguono il reale e neppure il verosimile. La cronaca (la morte di Paul Walker uno dei protagonisti della serie) ha trasformato la finzione in qualcosa di diverso, innescando un cortocircuito che si propaga per tutta la durata di questo film. È un vero e proprio addio al compagno morto (in quali circostanze poi… un incidente d’auto) quello diretto da James Wan, un tributo che diventa palese ben prima della scena finale, con la dedica sui titoli di coda. Il “fratello” Paul è colui che «vive nel cuore di chi resta», il soggetto sottinteso di tutti i rimandi di questa storia che sopra la traccia spettacolare e rumorosa oltre ogni limite ne nasconde una più intima e personale. Ma questa saga, si diceva, è sempre andata oltre, non solo per quanto riguarda le aspettative: diventata la franchise più ricca e lunga della storia, ha trovato ora un approdo (conclusivo?) nella scomparsa di Walker che ha stravolto la scrittura di questo episodio, condizionando l’intera storia, anche a volerla rileggere a ritroso. Non è lo schema che può cambiare, e infatti non cambia, così come lo spunto che riunisce ancora una volta i protagonisti che viene risolto in maniera frettolosa per andare al cuore della vicenda. Il team di Dominic Torello resta quello: «ci sono il capo, la donna del capo, il tecnico e il giullare». Rimane anche la morale semplice che viene ribadita lungo l’arco dei sette film: l’amicizia virile, i legami di fratellanza, «la famiglia in cui trovare il vero coraggio». Il resto è la confezione spettacolare che mischia il rodeo e il western, passando per Il trono di spade e i videogame, in una miscela sempre più rivolta all’eccesso. Montagne di muscoli e di tatuaggi, sgasate e duelli circolari, con le auto al posto dei cavalli e delle pistole, per un pubblico che magari non ha ancora la patente… Ma in fondo, al di là delle esplosioni e dei corpi mostrati, la banda ha regole rassicuranti e un codice personale che non spiazza e non destabilizza. iLkjqQUoNq4
E sotto, a dare sostanza a questo ultimo episodio, c’è la realtà che irrompe, anche se sullo schermo vediamo auto che atterrano con un paracadute, interi quartieri che si sbriciolano, supercar che volano attraversando i grattacieli e droni che lanciano missili sulla città. Il protagonista unico è il ricordo di Walker anche se è ancora lì sullo schermo, grazie ai prodigi del digitale e all’impegno dei fratelli (veri) come controfigure. Si innesca anche una curiosità a tratti morbosa nel cercare di capire quali parti sono state aggiunte dopo la scomparsa dell’attore. La sceneggiatura invece saggiamente sceglie di farlo sopravvivere nelle maniere sempre più rocambolesche per donare - almeno nella finzione - le virtù del supereroe al suo personaggio. Il commosso saluto della sua “famiglia”, a questo punto allargata al pubblico, sarà così dilatato nel tempo, mentre i compagni rimasti andranno ancora una volta, ogni volta, un po’ più veloci, un po’ più vicini al precipizio. Per rialzarsi dopo la caduta con solo un poco di polvere addosso.
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