“Grey’s Anatomy”
SIAMO SERIAL: Un grande classico arrivato alla stagione numero 17
Ne ha fatta di strada, Meredith, da quando era solo una tirocinante. E ne è passata di acqua sotto i ponti, da quella prima puntata in cui, convinta di non rivedere mai più l’uomo con cui aveva appena trascorso la notte, se lo ritrova tra le corsie dell’ospedale: lui, Derek Sheperd, il miglior neurochirurgo dello stato di Washington, il dottor Stranamore. Sapete benissimo di cosa sto parlando, del “medical drama” che ha rilanciato un genere e che si è imposto sulla scena delle serie tv: Grey’s Anatomy, che ricorda un po’ nel nome le sfumature di grigio ma che, soprattutto, gioca con il cognome della protagonista, Meredit Grey (Ellen Pompeo), e Henry Gray, autore del celebre manuale medico di anatomia Gray’s Anatomy appunto.
Siamo arrivati alla diciassettesima stagione e, ancora una volta, ci sono tutti gli ingredienti per tenere inchiodati gli spettatori davanti allo schermo. Per la cronaca, si parla di pandemia. Fin dall’inizio – dal 2005, l’anno del debutto - era chiaro che Grey’s fosse una soap opera, di qualità certo, ma una soap firmata Shonda Rhimes, con in primo piano gli intrecci amorosi dei protagonisti. A raccontarli, all’inizio e alla fine delle puntate, è Meredith, un’eroina (o forse anti-eroina) che prima di diventare una donna disposta a essere felice si rivela sempre e comunque adombrata dal pessimismo cosmico. Insomma, una donna imperfetta, che sbaglia, che ha sensi di colpa, che si lamenta di tutto, che a volte non sa scegliere. Eppure basta poco per identificarsi con i suoi stati d’animo.
La fiction è ambientata a Seattle, nel Seattle Grace Hospital, ma è girata soprattutto a Los Angeles. L’intreccio tra lavoro e vita privata è sempre al centro delle puntate. Pur restando Meredith il personaggio principale (la voce narrante è sempre la sua, con l’eccezione di alcune puntate), il gruppo di tirocinanti e poi di medici diventa la famiglia che non ha mai avuto. Un cast che così costruito permette di far uscire di scena o far rientrare i personaggi creando suspence e costruendo diverse trame. Nel corso degli anni sono stati inserite delle catastrofi con il duplice obiettivo: far salire l’audience e causare la morte di uno o più personaggi.
Sempre azzeccata (e molto bella) la colonna sonora, i titoli dei singoli episodi sono spesso tratti da canzoni, non si contano poi le citazioni.
Non importa che sia o meno la più bella serie tv in circolazione e non importa nemmeno se sia acclamata o meno dalla critica: Greys’s Anatomy è amata dal pubblico, da ben diciassette stagioni, e se non è record poco ci manca. Quasi maggiorenne quindi e sempre un concentrato perfetto di romanzo rosa e vita vera.
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