I mille volti del circuito Off «un festival nel festival»
Sono 52 le mostre distribuite in bar, negozi, cortili e locali di Lodi
Un’estensione del Festival della fotografia etica, un modo per godere della “scrittura con la luce” in tutte le sue infinite sfaccettature. Fino al 24 ottobre la simbiosi tra la città di Lodi e le immagini si rafforzerà e si moltiplicherà all’interno di bar, ristoranti, negozi, gallerie d’arte, librerie e spazi pubblici grazie al Circuito Off, la rassegna che accompagna il Festival ufficiale con l’obiettivo di promuovere la fotografia senza alcuna “restrizione”. Le mostre allestite nel capoluogo non seguono un filo conduttore: troviamo reportage di viaggio, ritratti, scatti naturalistici, immagini introspettive, progetti dedicati a temi importanti e di stretta attualità come la mancanza di lavoro o le problematiche relative al “body shaming”, l’orrenda pratica di giudicare le persone in base alle forme del corpo. «Il Circuito Off è uno sguardo verso altri generi di fotografia – racconta Roberto Menardo, coordinatore della rassegna insieme a Francesco Bondioli -. Il Festival si concentra sul fotogiornalismo, l’Off è il suo contrappeso: garantisce la possibilità di diffondere e ampliare il messaggio fotografico, diventa un’estensione della rassegna principale».
In totale sono 52 le mostre in giro per la città: un “Festival nel Festival” che permette una fruizione gratuita degli scatti nei luoghi più frequentati, sempre ben disposti a ospitare progetti non solo di alta qualità tecnica ma anche in grado di lanciare messaggi e riflessioni sul tempo che viviamo. La “svolta” del Circuito Off è avvenuta nel 2016: non più una vetrina dedicata esclusivamente ai lavori dei fotografi del Gruppo Progetto Immagine, ma una sorta di “contest” aperto a tutti.
«Quest’anno abbiamo ricevuto un centinaio di lavori da parte di fotografi provenienti da dieci diverse regioni italiane – continua Menardo -. I sei responsabili del Circuito hanno poi votato i progetti migliori. Il riscontro di esercenti e visitatori è sempre ottimo: ormai c’è quasi una gara per ospitare le mostre, di sicuro non facciamo fatica a trovare gli spazi per esporre». Nel gruppo degli autori figurano naturalmente diversi fotografi lodigiani: Alessandro Guzzeloni, Davide Torbidi, Simone Pampurini, Giuseppe Secchi, Diana Galletta e Francesco Negri (autori di una mostra dedicata ai lavoratori della cultura e dello spettacolo nei giorni del Covid), Giovanni Paolini e Simona Malattia. A loro si aggiungono retrospettive organizzate da associazioni locali, come il concorso fotografico “Scatta la bici” promosso da Fiab Lodi e “Un fiume di foto” indetto da Nüm del Burgh.
«È molto complicato scegliere i lavori migliori – chiude Menardo -, tutti sono di alto spessore. Un progetto che mi ha particolarmente colpito è “Homelessness – Gli invisibili siamo noi” realizzato dalla Caritas Lodigiana nel chiostro della chiesa di San Lorenzo».
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