I “ritratti” di Attilio Maiocchi e il suo sguardo sul passato
Allo spazio Tiziano Zalli l’esposizione dedicata al pittore lodigiano scomparso nel 1968
A incrociare per primo lo sguardo con i visitatori è lui, Attilio Maiocchi, dall’autoritratto che di fronte alla porta di ingresso apre alla sequenza di “Ritratti e figure” di cui si compone la mostra. Non è casuale il suo allestimento nella sede della Fondazione Banca Popolare di Lodi presso lo Spazio Tiziano Zalli di via Polenghi Lombardo. L’ente guidato da Duccio Castellotti è stato infatti il recente destinatario della collezione di 79 opere, affidate parte in donazione e parte in comodato d’uso, da Fabio Maiocchi, nipote del pittore. L’intento, ribadito da Paola Negrini responsabile delle attività culturali della Fondazione, è ora di custodia e valorizzazione dei dipinti, disegni e incisioni, in primis orientato a offrirne al pubblico la visibilità, selezionandoli di volta in volta secondo un criterio tematico. Questa prima iniziativa del percorso si concentra sulla produzione ritrattistica, e si inserisce nel ciclo “Arte in Atrio” presentando, per la cura di Mario Quadraroli e Vittorio Vailati, un insieme di nove dipinti, tre incisioni e altrettanti disegni, uno dei quali costituito da bozzetti realizzati dai compagni di corso di Maiocchi all’Accademia di Brera, dove fu allievo di Ambrogio Alciati. Proprio il ricordo dell’amato maestro è poi in mostra nel prezioso carboncino su carta, un ritratto dedicato di suo pugno “Alla piccola Anna” figlia di Maiocchi, e nella fotografia del famoso autoritratto dell’Alciati con dedica all’allievo, datata 1925. Tre anni dopo i lodigiani avrebbero scoperto la pittura dell’autore ventottenne, visitando al Casino di Lettura di via Venti Settembre l’esposizione condivisa con lo scultore Pietro Kufferle: da allora, Maiocchi sarebbe stato a Lodi un artista nel quale riconoscere una poetica figurale capace di catturare la poesia delle cose e dei luoghi quotidiani, dipinti con la vena postromantica derivata dal maestro, sostenuta dal sicuro possesso della tecnica e dalla “gioia del dipingere” che accompagnò il pittore fino alla morte nel 1968.
Proprio il genere del ritratto fu tra quelli che più attrassero i concittadini, valendogli numerose commissioni di cui resta documentazione nei volti di noti personaggi fissati sulle tele. La mostra della Fondazione si sofferma però sulle immagini degli affetti, spesso con lo sfondo di brani di natura morta: dal figlio Giovanni adolescente alla figlia Anna bambina, ritratti negli anni ’40 e poi del nipote Fabio, fino ai “Nudi” e al “Vecchio” di una bella puntasecca. A dominare con le sue ampie dimensioni è il ritratto della mamma Nina, nell’armonia dei colori caldi di un interno.
Ritratti e figure
Attilio Maiocchi
Lodi, via Polenghi Lombardo. Fino al 29/3. Da lunedì a venerdì, 9,30-12.30 e 15-16,30
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