Il tempo unico bene prezioso. Giorni e secoli da custodire e “allungare” il più possibile, per puntare all’infinito, all’eternità. Questa è l’ossessione che muove la dinastia aliena protagonista di Jupiter e che costruisce (o almeno dovrebbe) le fondamenta al nuovo film dei fratelli Lana e Andy Wachowski, i creatori di Matrix ancora alle prese con una storia di fantascienza a tre anni di distanza da Cloud Atlas.
Jupiter ha il nome di un pianeta e lo sguardo rivolo alle stelle, mentre pulisce i bagni per guadagnarsi da vivere. Ha sangue reale nelle vene e non lo sa, fino a quando non arrivano dallo spazio gli emissari di una dinastia extraterrestre a farglielo sapere. Guerrieri e mostri alati, principi e cacciatori intergalattici si muovono e si scontrano per lei, erede inconsapevole e trasportata a milioni di anni luce dal suo quotidiano in una guerra per il predominio del pianeta Terra. Che è stato trasformato da questi alieni in un enorme «campo di allevamento», da mietere per ottenere risorse, dna da trasformare in un elisir di lunga vita. Per avere nuovo tempo.
Senza essere complesso e “rivoluzionario” come il suo illustre modello, dichiaratamente rivolto a un pubblico più giovane, Jupiter recupera quindi uno degli elementi cardine di Matrix per dare struttura e “senso” alla sua storia: gli esseri umani diventati una risorsa da “coltivare”, da trasformare in profitto, un pianeta intero utilizzato e sfruttato da intelligenze superiori alla ricerca dellìeterna giovinezza: i rimandi all’attualità dovrebbero essere evidenti e, se il concetto ancora non dovesse esser chiaro, suggerisce a un certo punto il principe alieno «Non avete fatto così anche voi?».
I fratelli Wachowski conservano e regalano al loro film un fascino visionario importante, che però funziona a strappi. Si fanno trascinare da un gusto per la citazione che mischia Terry Gilliam alla loro stessa trilogia e non insistono ad esempio su quella vena di ironia che a tratti sembra offrire qualche spunto. L’impianto di Jupiter resta molto “classico”, anche se l’eroina che sta al centro è in tutto e per tutto “moderna”: va in soccorso degli uomini che dovrebbero salvarla e di cui si innamora, lotta con la stessa forza quando pulisce un water e quando vola da un’esplosione all’altra. Sensibile ma determinata, fragile e indistruttibile. Evidentemente non è un caso la scelta di una protagonista femminile per questa nuova avventura cinematografica dei Wachowski ed è certo questo uno degli elementi più interessanti della pellicola (un autentico testo parallelo tutto da scoprire).
Il resto sono le passioni dei fratelli registi, “divoratori” di fumetti e di fantascienza che mettono abbondantemente in scena i loro riferimenti, senza risparmiare omaggi dichiarati. Il ritmo è alto, ma manca la luce creativa delle loro opere migliori: in Jupiter non si potrà trovare che qualche briciola di ciò che li ha resi famosi.
La produzione però ha creduto fortemente nel progetto al punto da consentire un finale in qualche maniera “aperto” che evidentemente rimanda a un possibile seguito. Anche questo un elemento che ritorna nel cinema di Lana e Andy Wachowski, affacciati su un incerto futuro con uno sguardo al passato
© RIPRODUZIONE RISERVATA