IL CONCERTO Il pianoforte di Filippo Gorini apre la stagione delle Vigne
L’appuntamento inaugurale del cartellone del teatro allestito con gli Amici della musica
Serata inaugurale, venerdì scorso, per la stagione musicale del teatro alle Vigne, organizzata in collaborazione con gli “Amici della Musica A.Schmid”, la storica associazione concertistica lodigiana che nel 2024 celebra i 70 anni di attività.
Ed è stato proprio il direttore artistico Paolo Marcarini a introdurre la serata presentando anche il nuovo direttore del Teatro alle Vigne, Mauro Simone, con il quale si è augurato di instaurare una proficua collaborazione per un rilancio delle attività musicali anche nell’ambito della musica classica.
In programma il recital pianistico tra Beethoven e Schubert di Filippo Gorini, interprete che giovanissimo era già stato ospite del palcoscenico delle Vigne e che ora torna non più come promessa del pianismo italiano, ma come artista maturo e consolidato. Di lui parla la solida formazione: ha studiato con Alfred Brendel, Maria Grazia Bellocchio presso il Conservatorio “G. Donizetti” di Bergamo (dove ha conseguito la laurea in pianoforte con lode e menzione d’onore) e con Pavel Gililov presso il “Mozarteum” di Salisburgo. E in questi anni ha dimostrato il suo talento in vari concorsi internazionali e nelle più prestigiose sale concertistiche internazionali. A Lodi Gorini si è confermato interprete davvero di elevatissimo spessore artistico: il concerto ha proposto infatti un programma denso e impegnativo con l’op. 109 e 110 di Beethoven, sonate ampie e difficili, appartenenti all’ultimo periodo introspettivo del genio di Bonn. Tra esse la Sonata in La maggior op. 120 di Franz Schubert. Tre sonate quindi coeve, composte tra il 1818 e il 1820: la poesia assoluta dell’ultimo Beethoven espressa anche attraverso la dilatazione della forma è affiancata al primo Schubert in una architettura più essenziale e contenuta.
Un concerto tutto d’un fiato, oltre un’ora di purezza musicale senza intervallo, alternata solo da poche parole dell’interprete stesso che si è rivelato essere anche ottimo comunicatore nell’illustrare le caratteristiche formali innovative ed espressive di ogni composizione, guidando l’ascoltatore ad apprezzare il percorso compositivo e a cogliere le sfumature della interpretazione a seguire.
E davvero l’esecuzione delle sonate offerta da Gorini ha evidenziato non solo una sapiente tecnica pianistica, ma ha mostrato soprattutto una visione di grande dolcezza, con tinte espressive e fraseggi ben calibrati, contrapposti ai momenti più energici e drammatici che caratterizzano il tormentato dualismo beethoveniano. Gorini ha realmente incantato il pubblico presente, non tantissimo in verità, in un’aula magna del Verri solo parzialmente riempita, in un ‘atmosfera raccolta e quasi intima. Un artista di questo calibro, peraltro, meriterebbe di esibirsi su un pianoforte adeguato, quale è lo Steinway del teatro alle Vigne, ma soprattutto dovrebbe trovarsi una sala piena di pubblico, di ogni età, a cominciare dai giovani. Speriamo che recuperare e ricreare un pubblico per la musica classica alle Vigne possa essere uno degli obiettivi della nuova direzione del teatro alle Vigne.
© RIPRODUZIONE RISERVATA