È una guerra senza superstiti quella che si combatte, ancora, nelle Idi di marzo. Uno scontro che, nella versione “moderna”, fa poco sangue ma tante vittime, tanti morti veri o anche solo simbolici. Muore la giustizia, muoiono i valori e la verità, gli ideali e, con essi, l’innocenza tutta.
Le idi di marzo di George Clooney sono come quelle rimandate dalla storia: un luogo, un tempo di cospirazione e di traditori, una tragedia che a Bruto e Cesare sostituisce protagonisti contemporanei, che sono però uguali in tutto agli originali. La vicenda cinematografica racconta del giovane Stephen Meyers (Ryan Goslin), esperto di media e comunicazione, che si trova a guidare la campagna per le elezioni presidenziali del governatore democratico Mike Morris (George Clooney), faccia pulita della politica che dovrebbe rappresentare e portare il cambiamento. Ci sono insomma il giovane idealista Stephen, l’esperto Tom Duffy (Paul Giamatti) che guida lo staff, poi c’è lui il candidato Morris, il “nuovo” che (come si diceva una volta) “avanza”. E ci sono anche la giornalista Ida Horowicz (Marisa Tomei) e la bella stagista del comitato sostenitore Molly Stearns (Evan Rachel Wood).
Non si può svelare molto di più della trama per non togliere l’elemento di tensione che in questo thriller politico conserva una parte non secondaria e si mischia agli altri «generi» che legano il testo. Quello che si può e si deve invece svelare è che nel complotto a morire saranno in molti: verità, giustizia, morale, si è detto. Clooney (che ha tratto la storia da un testo teatrale di Beau Willimon, che ha firmato anche la sceneggiatura con lo stesso regista e con Grant Heslov) è spietato con i suoi personaggi che saranno costretti (tutti) a scendere a compromessi in cambio della sopravvivenza.
Il film scritto in maniera straordinaria e interpretato anche meglio mostra i meccanismi di una “immaginata” campagna elettorale per la Casa Bianca, con il ritmo del thriller politico che sparge qua e là riferimenti all’attualità e mostra gli inganni e i compromessi del gioco del potere. Tutto questo in “superficie”. Appena più in profondità è però un film sulla moralità, su persone che sono disposte a vendere la propria anima per convenienza. La sua forza sta proprio nel suo essere incredibilmente attuale, a ogni latitudine, ambientato nel mondo politico americano ma trasferibile tra i broker di Wall Street o quelli di Piazza Affari o in un altro emiciclo. In un mondo in cui il cinismo pare aver preso ormai definitivamente il sopravvento sull’idealismo.
Non secondario infine che Clooney, progressista dichiarato e impegnato, metta al centro del film un democratico, raccontato con luci e ombre, a riprova di quanto ancora conti nel suo Paese la libertà di espressione e di pensiero, nel senso più alto del termine.
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Le idi di marzo
regia di George Clooney, con Ryan Goslin, George Clooney, Paul Giamatti, Evan Rachel Wood
PRIMA VISIONE - È una guerra senza superstiti quella che si combatte, ancora, nelle Idi di marzo. Uno scontro che, nella versione “moderna”, fa poco sangue ma tante vittime...
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